“La sera del 31 gennaio, cominciò a fioccare lentamente: appena un velo, che pareva appoggiato sul piano di calpestio e pronto a togliere subito il disturbo. Restò così fino a mattina; poi, i fiocchi presero a turbinare e a danzare, con spavalda energia; e continuarono a lungo, senza requie. Sempre per la logica della prevenzione e della copertura dalla responsabilità, nel frattempo, la prefettura aveva provveduto a chiudere l’autostrada, effetto diretto di un comunicato della Società Autostrade, col quale non si assicurava la pulizia del fondo stradale.
Il casello cominciò a vomitare bestioni sbuffanti, che pigramente cominciarono a incolonnarsi lungo le arterie statali e comunali adiacenti: impossibile pulire o quasi, mentre i motori facevano le fusa e l’aria si riempiva dello scarico degli scappamenti. Odore dolce di benzina e di gasolio bruciati, mentre l’alba cedeva il posto alla luce, poi di nuovo all’oscurità. La neve, frattanto, s’ispessiva a terra come una coltre soffice, apparentemente innocua: neve buona, divertente, da cartolina. La campagna cominciava ad assumere contorni fiabeschi, nel silenzio ovattato della tormenta”. Così cominciò.
Roberto Balzani