“Come Unione degli Universitari Forlì, ci riteniamo indignati dall’esponenziale aumento dei numeri programmati all’interno del nostro Campus; oltre a far sì che le immatricolazioni calino drasticamente, infatti, è una vera e propria privazione del Diritto allo Studio, che da anni lottiamo affinché sia accessibile a tutti economicamente e socialmente parlando. Con l’introduzione del numero chiuso nella triennale di sociologia, le immatricolazioni sono calate drasticamente dopo un forte incremento di queste negli ultimi quattro anni. Perché mettere il numero chiuso ad un corso di laurea se diventa così attrattivo? Perché se potrebbero esserci più studenti negare loro la possibilità di iscriversi? Perché le strutture non bastano ed i docenti non sono sufficienti, eppure in questi anni il problema si è ignorato e non si sono fatti investimenti strutturali di alcun tipo: oggi ci troviamo con tutti i Campus della Romagna che hanno un aumento delle iscrizioni, lo stesso vale per Bologna, mentre a Forlì si registra un calo del -9,4% rispetto allo scorso anno” si legge in una nota dell’Udu.
“Da anni lottiamo per ottenere degli interventi strutturali per il Campus di Forlì, il quale sta diventando sempre più attrattivo ma sempre meno in grado di rispondere alle esigenze della popolazione studentesca. La popolazione universitaria è una ricchezza per la città di Forlì ed impedire a centinaia di studenti di iscriversi ogni anno è una perdita per tutta la comunità. Eppure, si è preferito negare il diritto allo studio piuttosto che investire per garantirlo a più persone possibili, a quanto pare. L’introduzione dei numeri programmati non è una risoluzione dei problemi, è solo un modo per camuffarli! Chiediamo, quindi, degli investimenti strutturali in grado di rispondere davvero alle esigenze della popolazione studentesca ed evitare che l’unica soluzione sia tagliare il numero di studenti che possono avere accesso al Campus. In questi ultimi anni si è investito in immagine e prestigio, ora è il momento di iniziare ad investire in diritto allo studio” conclude la nota.