“Mentre finito il giro guardavo scendere dalle profondità dei cieli tetri la bella neve sonnolenta è entrata in ambulatorio una donna giovane robusta dai capelli nerissimi e opachi piangendo disperatamente. Ha riferito che la bambina di 10 anni aveva la febbre alta e si lamentava di dolori alla gola. Aveva paura della difterite. Cercava il medico, era venuta da noi non avendo trovato il medico russo. Faceva urgenza e paventava il pericolo. Allora ho indossato la pelliccia e con Chiarini che portava la siringa e le fiale mi sono mosso. Aveva detto che abitava a pochi passi nella strada. Menzogna. Sulla strada mi ha mostrato lontano la sagoma di un palazzone che si intravvedeva fra il turbine e mi ha pregato a mani giunte. Sono stato sul forse. Altro che ottocento metri. Due chilometri, fra andata e ritorno quattro chilometri. E la neve cadeva fitta. Infine mi sono deciso. Ed in fila indiana ci siamo mossi.
Rinfrancata ci ha detto di essere bulgara, che il marito ingegnere aeronautico era perito nel ’39 a Mosca in un incidente di volo che, lei pure laureata in ingegneria lavorava in un laboratorio delle tante miniere. Conosceva il tedesco e l’inglese, possedeva una motocicletta, e parlava abbastanza l’italiano. Finalmente arrivammo, stanchi morti. La bambina, una bella bambina tutta piena di efelidi non ne voleva sapere con 40 di febbre di mostrarmi la gola. E grida e urli e calci come tutti i bambini ammalati. Finalmente sono riuscito a fare un’iniezione. Niente difterite. Angina semplice, sospetto di prodromi di scarlattina o morbillo.
La madre mi ha offerto un fascio di rubli che ho rifiutato. Casa piccola ma pulitissima: un pianoforte, i soliti lettoni russi, qualche soprammobile di vetro di cattivo gusto. Ringraziamenti e sguardo curioso della bambina placata ma ancora agitata dai convulsi. Le ho dato due confetti che tenevo in tasca per scaramanzia e come difesa contro il troppo fumare. Mi sono poi mosso; io e Chiarini adagio fra la neve già a mucchi ci siamo indirizzati all’Ospedale da Campo che si vedeva lontanissimo” (da una lettera inedita del Dr G. B., Corpo di spedizione italiano in Russia, primi di marzo di 80 anni fa).
Roberto Balzani