Purtroppo è introvabile lo stemma a colori. Giovan Battista di Crollalanza (Dizionario Storico-Blasonico) nel 1866 così lo descrive: nel 1° d’oro, all’aquila di nero, coronata dello stesso; nel 2° d’argento, all’orso passante al naturale; colla banda d’azzurro attraversante sulla partizione. Forse qualcuno dei nostri lettori ricorderà che nell’articolo dedicato a Ferrante Orselli (1710-1766), il grande benefattore, avevamo detto che, nella grande lapide posta sulla facciata di S.Francesco Regis in Via De Amicis, era scritta un’inesattezza.
Infatti si legge: …morendo in verità ultimo dei suoi e… noi l’abbiamo già detto allora, che Ferrante non era l’ultimo degli Orselli. Infatti, come ultimo (in parte, poi, non è vero) degli Orselli, abbiamo un altro nome: Giuseppe (1782 (?)-1843).
Non abbiamo potuto o saputo trovare che tipo di parentela esistesse fra i due. Giuseppe nasce 16 anni dopo la scomparsa di Ferrante. Ma così come sappiamo i nomi dei genitori del primo (Conte Giovanni Orselli e Contessa Teresa Folfi), conosciamo anche quelli del secondo e sono il conte Antonio e la Contessa Carolina ( Carlotta) Albicini.
Mentre il primo spende la sua vita in opere di beneficenza, il secondo si dedica in toto alla sovversione politica clandestina a cui dedica tutta la vita. Massoneria e Carboneria sono i suoi ideali. E’ chiaro che l’esperienza napoleonica ha lasciato un profondo segno. Forlì capitale del Dipartimento del Rubicone è entrata in un circuito che l’ha portata ad essere una città con un interesse politico completamente nuovo che l’ha tolta dall’anonimato precedente. Giuseppe fu tra i primi ad aderire alle nuove idee introdotte dai francesi. E’ poi sufficiente ricordare il nome del maggior uomo di cultura (politica) di quel fine settecento che è Melchiorre Missirini.
Voglio perciò iniziare con ciò che Giuseppe dice di sé stesso nell’interrogatorio davanti all’Imperial Regio Giudice inquirente Antonio Salvotti nel 1822. Non dimentichiamo che nel 1820 l’appartenenza alle società segrete comporta l’accusa di alto tradimento.
Dai verbali della polizia austriaca:
Nell’ex Convento di S.Michele di Murano (regno del Lombardo Veneto)…..In giorno di sabato, 23 marzo 1822, alle ore 10,30 di mattina. Avanti l’I.R. Commissione Speciale di Prima Istanza.
Presenti li SS. Dott. Antonio Salvotti, Assessore d’Appello, Consigliere Inquirente……
…viene tradotto l’arrestato Conte Giuseppe Orselli, imputato del delitto di alto tradimento. Si ebbe ad osservare un uomo dall’apparente età di 40 anni circa, statura ordinaria, corporatura complessa, capelli castagni frammisti a bigi, fronte alta, ciglia castagne, occhi simili, naso regolare, bocca media, mento tondo, vestito con giacchetta e braghe di panno bigio, cravatta nera.
…dopo essere stato ammonito alla verità giusta,. comm. 289 Cod.Pen. fu:
I. Sulle generali.
R. Sono Giuseppe Orselli figlio del fu Conte Antonio e della fu Carolina Albicini, nativo ed abitante in Forlì, d’anni 40, celibe, possidente, vivendo con la rendita de’miei beni, sono di religione cattolica, e non sono mai stato soggetto ad inquisizioni politiche o criminali. Io non ho fratelli né sorelle. Sono stato Comandante della Guardia Nazionale (del Rubicone) dall’anno 1809 fino al cessare del Governo Italiano (1813), ed ultimamente coprivo la carica di Anziano nella Municipalità di Forlì mia Patria, i quali impieghi erano del resto gratuiti.
Ho riportato questo stralcio di interrogatorio perché verbalizzate sono le parole del Conte Giuseppe Orselli che fa di sé quella precisa descrizione.
Non è il solo interrogatorio da parte dell’Imperiale Règia Commissione Speciale di I° Istanza. L’anno dopo il 25 luglio 1823 nella Casa di Correzione a Porta Nuova a Milano il tutto si ripete. Ma perché Giuseppe Orselli è sotto inchiesta da parte della autorità austriache? Tutto nasce dalla sua appartenenza alla Massoneria (Loggia “Reale Augusta”) e alla Carboneria, quante vendite (luoghi d’incontro dei carbonari) in Romagna! L’Amaranto in villa Saffi, l’Adelfia e tante, tante altre). Svolge un’intensa attività politica (sovversiva) con il conte Giacomo Laderchi e il figlio di questi Camillo di Faenza, Vincenzo Gallina di Ravenna e Marco Zamboni di Cesena. Insieme formano il Consiglio Supremo Massonico. Riunioni su riunioni dei carbonari a Cesena in casa di Sante Montesi, a Ravenna, nel Casino di campagna del conte Ruggero Gamba, a Forlì nel Palazzo Orselli e nella sua villa di Collina. Con questi incontri, un’intensa attività clandestina per elaborare proclami e tentativi di rivolta. Nella notte fra 3 e 4 luglio 1821 viene arrestato ed espulso dallo Stato Pontificio. Si ritira a Firenze, ma il 4 marzo 1822 viene ancora arrestato e consegnato agli Austriaci che lo trasferiscono a Mantova, poi nel carcere di S. Michele di Murano. L’interrogatorio di cui sopra ce ne dà la prova. Anche i più famosi per la storia come Piero Maroncelli, Silvio Pellico, ahimè, si muovono come loro. Chi più, chi meno, collabora con gli inquirenti. Tutto frutto di ingenua sventatezza? Prima si sentono importanti per essere affiliati alla Carboneria. Poi la paura di fronte agli inquirenti. Che non scherzano! Comunque le loro imprudenti parole coinvolgono tante, tante persone.
Tutti questi personaggi, famosi, come Maroncelli, Pellico, più o meno anonimi (in confronto) come Orselli, Laderchi e gli altri, diventano “pentiti” e parlano di tutto e di tutti. Tentano così di risolvere i loro problemi con la giustizia austriaca e Pontificia. A qualcuno va quasi bene ad altri no, Maroncelli e Pellico 9 anni di Spielberg, ad Orselli l’esilio.
Il nostro Giuseppe Orselli si lascia sfuggire (!?) alcune rivelazioni, con l’attenuante che altri l’avevano fatto prima di lui, ad esempio, i Laderchi che sono i delatori per eccellenza. Grazie a questo loro atteggiamento le loro condanne (pesanti in teoria) si trasformano in una blanda relegazione e poi nella remissione della pena. Giuseppe è espulso dallo stato con l’alternativa di sette anni di prigionia. In data 5 gennaio 1824 corre il pericolo di una sentenza capitale, ma viene bandito in perpetuo dagli Stati dell’Austria. Viaggia così da Venezia a Corfù dove è già stato anche 1817 per incontrare Lord Byron (segrete intelligenze Massoniche?) e ritorna a Forlì nel 1829 per sottoporsi al giudizio del Cardinal Legato Sanseverino. Viene assolto e torna a ricoprire la carica di anziano nel consiglio Comunale.
Per uscire un attimo da questa cronaca storico-politica e scendere un momento nel quotidiano di quegli anni, voglio ricordare che nel 1839 nel famoso palazzo Orselli, quindi presente il conte Giuseppe che nel 1832 ha visto anche nascere dietro al suo palazzo, quella che sarà Piazza delle Erbe, avviene un fatto di cronaca nera. Il cuoco della casa Orselli Antonio Tassani viene ucciso il giorno 14 gennaio 1839 da Giuseppe Nanni domestico sempre di casa Orselli. Giuseppe Nanni, imputato del ferimento con successiva morte a pregiudizio di Antonio Tassani nella casa del Conte Orselli loro padrone, evase dopo il delitto e rifugiatosi all’estero d’allora in poi non si è di lui avuta più contezza. (dal verbale della polizia provinciale datato 22 aprile 1839).
Giuseppe muore a 63 anni nel 1843.
Nel frattempo aveva sposato Stella Spadoni, senza figli.
Nel frontespizio dell’articolo ho citato “La Madonna della Tosse”. Lo sanno tutti che cos’è e dov’è? Non lo so. È una piccola chiesetta all’interno della quale vi sono diverse lapidi tutte dedicate alla famiglia Orselli, era il suo Sacrario. Ce n’è una molto grande scritta in latino che vi riassumo, perché non voglio tediarvi con le mie solite traduzioni. Il 21 dicembre 1824 Giuseppe Orselli raccoglie in questa chiesetta “all’altare della Madre di Dio della Tosse, tempio di una famiglia nobile (gli Orselli), con devozione e sacro dovere, gli avanzi mortali, prima sepolti nel camposanto pubblico, di Carlotta Albicini (la madre) scomparsa il 19 marzo 1814. E’ molto bella la descrizione che lui fa di sua madre. Ricorda Olimpia Flavia Morata (1526) donna coltisima e raffinata celebrata come puella supra sexum ingegnosa, e lui la ricorda con queste parole. Raccoglie anche i resti di Antonio (il padre) scomparso nel 1821 e Guido Orselli (vescovo di Cesena). Anche lui, Giuseppe, verrà sepolto qui, come sua moglie Stella Spadoni (morta il 30-07-1850). Qui nella chiesetta c’era anche un altare e sopra un affresco di Modigliani con l’Annunciazione. Non ci sono più, né l’uno, né l’altro.
Nel 1940 il Podestà decise di tributare un atto di riconoscenza verso questo patriota deliberando la traslazione dei suoi resti e di tutti gli altri da questa chiesa della Tosse, della quale si era decisa la demolizione, per fortuna mai avvenuta, nella tomba di famiglia al Monumentale. E così è avvenuto. Però dai documenti esistenti nell’archivio del Monumentale appaiono delle contraddizioni con quello che ho affermato.
Giuseppe Orselli è figlio di Antonio e Carlotta Albicini, qui è invece figlio di Guido. Non so quale sia la verità. Io penso sia quella che appare nell’interrogatorio con Antonio Salvotti, l’inquisitore austriaco. Nella lapide presente nel monumentale appare però solo il nome di Giuseppe. Di tutti gli altri compresa la moglie, nulla. Altre contraddizioni sono relative all’anno di nascita. Nella lapide al monumentale nasce nel 1873, Antonio Mambelli in un suo articolo lo fa nascere nel 1782, nelle lapidi della chiesa della Tosse nasce nel 1780. Non è che cambi molto però….
Torniamo un attimo all’atto finale di questa vicenda, perché gli Orselli non scompaiono? Eppure ne abbiamo trovato due che si sono definiti gli ultimi della famiglia. Giuseppe che è veramente l’ultimo, prima della sua morte nomina erede delle sue sostanze il proprio nipote (?) un bimbo di nome Luigi Pasini. Alla morte di Giuseppe, avvenuta come sappiamo nel 1843, Luigi Pasini assume il nome ed il titolo di Conte Orselli. Innanzi tutto ci siamo chiesti come fosse possibile l’esistenza di un nipote, premesso che Giuseppe per sua affermazione non ha né fratelli, né sorelle. L’affermazione “nipote” è sempre di Crollalanza. Ma lo stesso non sempre è preciso. Infatti pone la morte di Giuseppe nel 1847, quando sappiamo benissimo che è avvenuta nel 1843 (le fonti concordano). Io ipotizzo che Luigi Pasini sia stato invece affiliato da Giuseppe. Da qui la trasmissione anche del suo cognome oltre ai beni. Così gli Orselli diventano da questo momento Pasini-Orselli, fino alla fine.
Ma chi è Luigi Pasini? A Jesi il 17 dicembre 1841 nasce da Gaetano e dalla marchesa Silvia Colocci Lupi. Nel 1843, morte di Giuseppe, Luigi ha due, forse tre anni. Da Jesi tutta la famiglia si trasferisce a Forlì. Dove? Chiaramente nel palazzo Orselli! Sono tutti sepolti nella tomba di famiglia nel nostro monumentale. Gaetano muore nel 1890, Silvia muore a 95 anni. Nel frattempo Luigi si sposa con la Marchesa Elena Pasqui di Città di Castello, ma non hanno figli.
Nel frattempo insorge una lunghissima questione legale con gli Orselli di altri rami, ad esempio quelli di Castel Bolognese, Villanova e S. Pancrazio che accampano pretese di rivendicazione sui beni. E così, di causa in causa, fra i Tribunali di Forlì e Bologna, si conclude la vicenda solo nel 1877 con un sostanziale nulla di fatto. Tutto resta com’è.
Nel giorno 2 novembre 1917 all’età di 76 anni muore, nel palazzo in Via delle Torri dove è stato trasportato dalla villa di Collina, veramente l’ultimo degli Orselli, Luigi Pasini-Orselli.
I coniugi Pasini-Orselli abitavano abitualmente in Bologna, ma i migliori mesi dell’anno li passavano a Collina. Poi vedremo questa famosa villa più volte ricordata.
Adesso vogliamo chiudere la vicenda del loro palazzo.
La vedova Marchesa Elena Pasqui, in data 7-3-1922 (not.Bonazzi) lo vende alla Società Anonima Cooperativa a cap. illimitato Pro juventute di Forlì. Non solo, nel 1924 sarà sede del Collegio Educativo Maschile Orselli gestito in un primo momento dai religiosi dell’ordine di San Filippo, poi diviene proprietà dell’Associazione Fascista Lavoratori dell’Agricoltura, poi la guerra, i bombardamenti, i polacchi e la Giunta con Icilio Missiroli Sindaco che nel 65/70 ne decide la demolizione. In quell’area, oggi un fiore all’occhiello di Forlì: il Giardino Orselli realizzato dall’Ing. Alvaro Caneti e i suoi collaboratori. Questo pregevole lavoro ebbe a suo tempo l’elogio degli Architetti Zevi e Porcinai come intervento molto interessante nel verde pubblico cittadino.
La marchesa muore nel 1927 e lascia per legato una ingente somma all’opera pia che oggi si chiama residenza Zangheri.
Non è sepolta nel Monumentale.
La villa di Collina
Abbiamo più volte ricordato, la villa Orselli o casino di campagna che dir si voglia, raccontiamone un poco la sua storia. Esiste ancora oggi.
Nel testo “Antiche ville della provincia di Forlì”, edito dall’Ente Provinciale per il Turismo di Forlì nel 1970 scritto da Umberto Foschi (1916-2000, grande studioso della Romagna), c’è la sua immagine, la sua descrizione e la sua storia, anche se per noi è incompleta.
Foschi definisce anche le varie proprietà che si sono succedute nel tempo: Orselli, Gaetano Olivieri (1845-1917), anche lui patriota, Scardovi.
La villa l’abbiamo ricordata anche nell’altro articolo su Ferrante Orselli, quando nel 1740/50 lui faceva dottrina religiosa ai giovani di Collina e distribuiva ai più bravi premi e regali.
Con Giuseppe le cose cambiano. Massoni e Carbonari a parlare di insurrezioni e quant’altro. E poi Luigi Pasini Orselli che vi trascorre le sue estati in tranquillità.
Scrive Umberto Foschi: “… A Collina, in amenissima posizione …sorge la villa di tre piani che pare secentesca…(è secentesca!) … bella per la loggia a tre archi e una scalinata ornata di statue. L’edificio si distende sulla sommità del colle e vi si accede per un viale ondulato di tigli secolari. Ma l’incanto maggiore è dato dalla posizione. Presso è la chiesetta di S. Apollinare di Collina, attorno le dolci colline forlivesi e in lontananza la bella pianura che sembra infinita. Nella facciata alcune lapidi…”. Foschi riporta quelle (2) che rappresentano le vicende risorgimentali, a me interessa invece la lapide (tratta dal libro “Iscrizioni nella città di Forlì e suo territorio dall’anno 1180 al 1800” Tip. Casali 1849) che testimonia la nascita della villa e chi l’ha voluta. Sono solo cinque righe, ma che dicono tutto sull’origine della casa. Non ne do la versione in latino, faccio solo una libera traduzione. L’ideatore dell’edificio è Sebastiano Orselli che da un disegno di Stefano Bedollini (antica famiglia patrizia forlivese estinta), la innalza dal terreno il 18 maggio 1652.
Sebastiano Orselli, nel 1600, con una truppa assoldata a sue spese, combatte per la Repubblica veneta meritando onori e cariche e, com’era consuetudine di allora ed anche in precedenza, ricchezze.
Questa la conclusione del nostro intervento e chiudiamo qui anche la vicenda dei Conti Orselli. Spero che da Ferrante a Giuseppe (Orselli) il nostro lavoro si stato abbastanza completo e per quanto possibile anche interessante….ce lo auguriamo!
Agostino Bernucci