“Avrei preferito il diritto all’oblio per mio padre”. Lo ha affermato chiaramente Andrea, figlio di Vincenzo Muccioli, fondatore e anima carismatica di San Patrignano, la nota comunità di recupero per tossicodipendenti, fondata a Rimini nel 1978. Poi le tante insinuazioni ed ombre gettate sulla figura del padre, hanno convinto Andrea, classe 1964, a rompere gli indugi e a scrivere “Fango e risate”, la storia di San Patrignano dagli inizi, dai primi ragazzi accolti in quella collina romagnola, fino al 1995, anno della morte di Vincenzo.
Dopo i saluti del presidente della Round Table 6 Forlì, Federico Fabbri, e del presidente della Round Table 12 Rimini, Pietro Merli, ad introdurre e moderare l’incontro, svoltosi a Forlì al Circolo Aurora in Palazzo Albicini giovedì scorso, è stato il giornalista e saggista Mario Russomanno, che ha rievocato il dolore portato in molte famiglie, nella società di allora, dalla terribile piaga della droga che coinvolse in modo devastante migliaia di giovani negli anni ’70 e ’80, con l’assunzione di sostanze quali l’eroina. Andrea Muccioli è partito proprio da quei giovani problematici, ignorati da tutti, nel raccontare come suo padre Vincenzo iniziò invece ad aiutarne alcuni, a partire dalla fine degli anni ’70.
“Dall’improvvisazione degli inizi – ha spiegato Andrea Muccioli – si arrivò alla costruzione di una metodologia. San Patrignano, così come le tante altre comunità di recupero sorte, andava a colmare un’assenza clamorosa, quella dello Stato italiano con i suoi figli più problematici”. E ha poi evidenziato: “San Patrignano era, essenzialmente, un’idea. Non un’ipotesi, non una teoria. L’idea che ogni uomo, in quanto tale, conservi dentro di sé un’inestinguibile scintilla d’infinito, in termini di dignità e talento. L’idea di un’umanità possibile, in cui ogni uomo veda nell’altro un suo simile, da aiutare se in difficoltà, senza porsi tante domande e, soprattutto, senza giudicarlo per gli errori commessi”.
Andrea, che ha guidato la Comunità dopo la morte del padre, dal 1995 al 2011, ha poi aggiunto: “San Patrignano era un laboratorio di libertà, in cui a ogni naufrago della vita veniva consegnata la possibilità di un riparo, in cui comprendere cosa non aveva funzionato, e perché. Per poter tracciare una nuova rotta. E ripartire”. E al netto delle controversie e delle divisioni dell’opinione pubblica, sulla figura di Vincenzo Muccioli e sulla Comunità di recupero da lui fondata, rimane un fatto: il dato degli oltre 26 mila giovani che grazie a San Patrignano sono stati recuperati e liberati dalla schiavitù della tossicodipendenza. “La cosa che per sempre mi rimarrà nel cuore degli anni alla guida della Comunità – ha concluso Andrea, con la voce rotta dalla commozione – sono tanti messaggi, come quello di una ragazza, ex ospite, che mi disse: grazie, senza il vostro aiuto io non sarei qui oggi e non sarebbe mai nata mia figlia”.