Il Panathlon Club Forlì ha consegnato mercoledì sera il Premio giornalistico “Salvatore Gioiello”, giunto alla XII edizione, a Beppe Conti, nel corso di un evento conviviale che si è tenuto nei suggestivi locali gestiti dall’Associazione Aurora al numero 80 di Corso Garibaldi.
L’importante riconoscimento, ha detto in apertura il presidente del Club, Marilena Rosetti, è stato concertato all’unanimità da una apposita commissione giudicatrice, poiché Conti rappresenta il profilo di giornalista ideale per ricordare al meglio la figura di Salvatore Gioiello.
La serata si è dipanata in modo piacevolissimo grazie alle capacità affabulatorie del giornalista torinese, ormai considerato da tutti il più attendibile conoscitore della storia del ciclismo. Sollecitati anche dalle domande dei presenti, gli aneddoti si sono succeduti a ritmo scoppiettante, a partire dalla rivalità tra Moser e Saronni (e qui Conti si è sbilanciato sostenendo che, tra i due grandi, Moser sia stato probabilmente superiore), per arrivare alla famosa foto in cui Bartali e Coppi si passano una borraccia, in realtà costruita ad arte, a suo dire, da un fotografo che intendeva con essa mostrare la ritrovata sintonia e unità di intenti tra i due campionissimi.
Ma Conti ha stupito una platea attenta e competente dimostrando che le sue conoscenze spaziano anche in altre discipline sportive, dal calcio (ha scritto un libro sul Torino scudettato del 1976) allo sci. A quest’ultimo ha dedicato vari anni di carriera giornalistica come inviato di Tuttosport per seguire le vicende di Alberto Tomba, del quale ha ricordato le straordinarie doti fisiche ma anche la proverbiale riluttanza a svegliarsi di primo mattino: gli altri sciatori di allenavano dalle 6,00 alle 9,00 per avere una neve compatta, lui invece preferiva farlo a partire dalle 9,00 ma rimaneva in pista molto più a lungo di tutti, anche fino alle 15,00 dimostrando tenacia di ferro.
Immancabile, poi, un riferimento a Marco Pantani: Conti è convinto di aver finalmente trovato (lo racconta in un suo libro pubblicato lo scorso anno) la verità su quanto accaduto nel 1999 a Madonna di Campiglio. Un biologo francese, infatti, avrebbe dimostrato che i valori del sangue del fenomeno di Cesenatico vennero alterati da una mancata taratura del macchinario utilizzato per le analisi; sarebbe bastato incrociare i dati dell’ematocrito con quelli dell’emoglobina e Marco non sarebbe stato fermato.
Dotato di sagace autoironia, Conti ha scherzato col pubblico ricordando che di lui si dice che scriva più libri di quanti ne legga e subito dopo aggiungendo che non si ritiene uno scrittore ma sono gli editori a proporgli di realizzare nuovi volumi, non viceversa, e lui non sa dire di no per cui, da ultimo, ha fornito un’anticipazione dei suoi prossimi progetti letterari: anzitutto una gustosa storia riguardante i migliori ciclisti romagnoli, con in testa Ercole Baldini e Arnaldo Pambianco, poi un libro su Saronni per celebrare il quarantesimo anniversario della sua conquista del titolo mondiale a Goodwood, infine una vicenda in apparenza romanzesca ma in realtà reale sulla vita di un altro straordinario interprete del ciclismo, Jacques Anquetil.