Tutti i partiti o i movimenti che pretendono di durare, prima o poi, devono fare i conti col rancore. Rancori antichi mai sopiti, rancori recenti per presunti sgambetti personali, di solito confezionati con scintillante carta politica per apparire meno miserabili. La regola è ferrea: solo chi metabolizza il rancore e non ne resta vittima, può ambire a rappresentare qualcosa di nuovo. Se no, il passato sovrasta lo sguardo verso il futuro. Oggi fa sensazione il duello rusticano nel M5S. Ma che dire del PD ai tempi di Renzi e Bersani? O del PSI di una volta? O della DC delle correnti? Parafrasando Tolstoj, si potrebbe dire che ogni famiglia (politica) è rancorosa a modo suo…
Roberto Balzani