Momento storico, in un senso o nell’altro, per l’economia mondiale. Per la prima volta nell’ultimo ventennio, infatti, l’euro ha raggiunto il dollaro nella graduatoria delle valute. Una caduta vertiginosa quella della moneta nostrana, legata ovviamente al momento che stiamo vivendo, dove a farla da padrone è l’incertezza e il timore che arriva dal fronte ucraino, con i problemi energetici e l’inflazione in rialzo.
Cerchiamo allora di capire quali possono essere i rischi per l’Euro e soprattutto per l’Unione Europea, che è già di suo alle prese con la crisi economica internazionale legata alla pandemia da Covid 19. Stando a quanto si legge su questo sito, il problema numero uno sarebbe l’inflazione, che si è assestata all’8,6% a giugno e che è ancora ai massimi dall’inizio della storia. In seconda battuta c’è un calo costante e preoccupante della fiducia degli investitori che comporta un malcontento generale in Europa, peggiorato ulteriormente dai costi sempre più alti per l’energia. A perdere credibilità e potere potrebbe essere lo stesso progetto economico della UE, che ha già visto salire i differenziali di rendimento tra i paesi “centrali” e quelli “periferici”.
In un contesto simile, intanto, il dollaro vola. L’economia degli USA è ancora forte, il sentimento di fiducia di imprese e consumatori elevato, mentre la Banca centrale degli Stati Uniti ha iniziato a colpire duro i tassi di inflazione. La Federal Reserve ha infatti aumentato i tassi salendo fino all’1,75% mentre la Banca Comunitaria Europea è riuscita ad alzare solo di mezzo punto. La prospettiva di Milano Finanza, dunque, è che adesso la BCE possa essere più aggressiva su questi tassi. “Sebbene la valuta Ue sia scesa sulla parità rispetto al dollaro per la prima volta dal 2002, il suo valore ponderato per il commercio non è eccezionalmente debole”, ha spiegato l’economista Jack Allen-Reynolds, come sottolinea anche come sia “improbabile che la BCE ottenga l’aiuto di altre banche centrali”.
A guidare questo momento di svolta c’è Christine Lagarde, che dovrà badare anche a una possibile recessione dell’Eurozona che durerà per i prossimi 12 mesi. “L’inflazione – ha spiegato Lagarde – resterà alta nel breve termine. Ogni decisione sull’aumento dei tassi di interesse verrà presa in base ai dati e alle proiezioni riunione per riunione, sempre seguendo la strada della normalizzazione. Quindi, cosa accadrà a settembre dipenderà da tali valutazioni, non si può anticipare ora”. Insomma, l’economia mondiale è in una fase di svolta. Verso dove si sta dirigendo ancora non lo sappiamo.