Le elezioni si tengono ai primi di ottobre. La destra vince e Fratelli d’Italia è largamente il primo partito. Giorgia Meloni va a Palazzo Chigi. E si trova davanti la prima grana: il 28 ottobre cade il centenario della Marcia su Roma (1922). Che fare? La capitale è sconsigliata per ragioni di ordine pubblico. C’è chi vorrebbe però almeno un discorso dal fatidico balcone. La Direttrice dice che non si può, perché il Palazzo è nel frattempo divenuto un Museo. E se ci si vedesse tutti alla stazione di Orte? Il Presidente della Repubblica fa trapelare il proprio disappunto.
Si decide di annunciare un intervento straordinario sui Musei di Palazzo Venezia e sul Vittoriano per impaginare più convenientemente la storia unitaria, dal Risorgimento a Vittorio Veneto. Sgarbi è favorevole. Giordano Bruno Guerri chiede però più soldi per il Vittoriale. I vecchi camerati si domandano: “tutto qui?”. A questo punto si autoconvocano per una marcia da Forlì a Predappio, in favore di polemiche e di telecamere, gagliardetti e labari al vento. Vecchia Romagna! I Sindaci gongolano. Il governo un po’ meno. Come andrà a finire?
Roberto Balzani