Ero in Comune a Ravenna, oggi pomeriggio, per presentare un bel libro di Beppe Rossi sui sindaci della città degli ultimi 50 anni. Ho alzato gli occhi, osservando i busti antichi affissi alle pareti. Tutti legati pontifici del ‘600 e del ‘700. Uno però era diverso. Sembrava Burt Lancaster nel “Gattopardo”, coi suoi bei favoriti. Un uomo sulla quarantina, aristocratico e laico. E infatti era Emanuele Luserna di Rorà, piemontese, intendente della Provincia, di anni 44 (nel 1859). Fondò il circolo cittadino, la succursale della Banca Nazionale.
Portò i carabinieri e il liceo. Fu una specie di dittatore dello Stato moderno, insomma. I ravennati, nel 1860, ne vollero serbata la memoria ancora fresca: quella di uno sfacciato, arrogante, seducente gattopardo che aveva scelto Cavour e il progresso. E che ora li imponeva senza tanti complimenti anche in una profonda periferia pontificia.
Ho immaginato lo stupore di quei notabili e poi il desiderio di assomigliarli. Quando passa il vento della storia, è difficile resistergli.
Roberto Balzani