Cinquant’anni fa, nella primavera del 1972, piazza Saffi ospitò una manifestazione dedicata al 690° anniversario del Sanguinoso Mucchio, la battaglia vinta dai ghibellini forlivesi, aiutati da Guido da Montefeltro, contro un esercito francese assoldato dalla parte guelfa che assediava la città. Per tentare di lanciare una rievocazione medievale (altre ne sono seguite ma tutte a senza riuscire a inventare una tradizione) si esibirono gli sbandieratori di Ferrara e artisti della città francese di Brouges. L’immagine simbolo dell’evento fu realizzata dal grande Ettore Nadiani, uno dei maggiori artisti romagnoli del Novecento, tra i pochi che sull’attività artistica e grafica ha incentrato l’intera carriera professionale. Eccola.
Il condottiero col vessillo nel quale campeggia l’aquila imperiale, privilegio assegnato dall’Imperatore alla città per fedeltà ghibellina. Si riconoscono San Mercuriale e il campo dell’Abate dove furono seppelliti tantissimi cadaveri (quel “Sanguinoso mucchio” cantato da Dante), che poi divenne la piazza centrale, quando la Forlì medievale raddoppiò il suo perimetro di mura. Un tempo era la città, oggi è il centro storico. Quanti spunti da un disegno! Il primo: la bravura di Nadiani. Secondo: la resistenza alle armi straniere. Terzo: le rievocazioni medievali a Forlì contrariamente a Faenza, non sono decollate. Quarto (e ultimo): il Centro Storico è figlio dell’età contemporanea e a Forlì, come in tante città, sta cercando di aggiornare le proprie funzioni.
Mario Proli