Lo sport aiuta a crescere e a raggiungere traguardi importanti anche nella vita. Infatti, nonostante la sua giovane età, la forlivese Chiara Agatensi (classe 2002), è riuscita ad agguantare diverse medaglie in competizioni nazionali e internazionali e tante grandi soddisfazioni grazie alle discipline sportive che ha praticato (ginnastica artistica e corsa). Dopo il diploma scientifico ad indirizzo sportivo si è iscritta al corso di laurea in Scienze Motorie all’Università di Bologna, ma la vera chiave di svolta è arrivata durante le superiori, quando ha deciso di iniziare il Master triennale MICAP (Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni), riuscendo anche in questo caso a bruciare le tappe e a diventare tra i più giovani coach certificati MICAP d’Italia.
Lo sport ha fatto sempre parte della tua vita. Quando è nato l’amore per la ginnastica artistica? «Ho cominciato con danza classica, poi mi sono resa conto che non era il mio mondo. Mi piacevano molto le acrobazie e così a 5 anni ho iniziato ginnastica artistica. L’ho praticata fino a qualche mese fa, quindi per una quindicina d’anni. È uno sport che richiede tanto impegno sia in termini di intensità che di costanza negli allenamenti, ma allo stesso tempo regala molte emozioni. Sono grata alla mia società “Polisportiva Edera Forlì” e alla mia allenatrice Francesca Fabbri perché in palestra mi sentivo e mi sento tutt’ora a casa».
Hai partecipato a qualche competizione? «Ai campionati regionali della federazione e di altri enti sportivi, portando a casa tante medaglie, sia nell’individuale che nelle gare di squadra e, negli ultimi anni, mi sono sempre qualificata per i campionati nazionali e le rispettive finali di categoria. Mi sono tolta più di una soddisfazione».
Perché ad un certo punto hai deciso di smettere con la ginnastica artistica? «Sono stata costretta a causa delle tante ore di lezione e l’impegno richiesto dall’Università. Non è stata una scelta facile perché la ginnastica è una mia grande passione. Ho smesso di farla ma non smetterò mai di frequentare la palestra. Se gli orari lo permetteranno farò proprio lì il tirocinio previsto dal mio corso di laurea».
Hai concluso la tua esperienza da ginnasta e nei hai cominciata una nuova come runner? Perché proprio la corsa? «Ho iniziato a correre quando ancora facevo artistica, alternando un giorno di corsa e uno di ginnastica. I primi 9 km li ho fatti con mio babbo Paride, che è sempre stato un grande sportivo e runner. La corsa mi permette di allenarmi con grande flessibilità di orari: solitamente mi alleno prima di andare in università o quando torno e, ogni tanto, è capitato che mi allenassi anche in pausa pranzo direttamente a Bologna. La corsa mi piace molto perché quando corro sono da sola con me stessa e con i miei pensieri, ragiono sulla mia vita, sulle scelte che faccio e su quello che devo fare. Mi aiuta a fare chiarezza e a trovare soluzioni».
Per uno sportivo la competizione è tutto, anche in questo caso ti sei messa in gioco in qualche gara? «In questi anni di allenamento ho sviluppato tanta costanza, disciplina, resistenza e coraggio di affrontare nuove sfide. A settembre 2021, ho corso la mia prima maratona a Berlino e sono rientrata pochi giorni fa dalla seconda: la maratona di New York! Sono state due esperienze completamente diverse, sia per contesto che per il percorso. La prima volta ero con mia mamma Cristiana e il percorso di Berlino è prevalentemente pianeggiante; invece, a New York ero insieme al mio ragazzo e lungo il percorso si attraversano 5 distretti collegati da ponti molto belli ma con lunghissimi tratti in salita, che, come dicono i runner, “spezzano le gambe”».
La maratona di New York è stata impegnativa? «Moltissimo. Ho anche dovuto fare i conti con alcune grosse interferenze fisiche che non mi hanno permesso di raggiungere l’obiettivo di tempo desiderato; questo però non mi ha limitato o demoralizzato, anzi il contrario! La maratona è proprio come la vita, non sarà mai tutta in discesa ma ci saranno alti e bassi, momenti belli e momenti più impegnativi… quello che fa la differenza è il nostro modo di porci: si può abbandonare e arrendersi oppure rimboccarsi le maniche, mettere le scarpe giuste, affrontare l’ostacolo a testa alta e portare a casa la medaglia con tanta soddisfazione. Per chi non lo sapesse, la maratona è una corsa di 42km e 195m e solamente lo 0,01% della popolazione mondiale conclude una maratona ogni anno; quindi, il fatto stesso di concluderla, indipendentemente dai tempi, è una grandissima conquista. Negli ultimi 400m ero talmente tanto emozionata ed entusiasta, che ho corso in videochiamata con i miei genitori in Italia, cosi da vivere con loro quel momento e portarli con me al traguardo, condividere tutta la mia felicità e la soddisfazione di aver portato a termine una grande sfida».
Che cosa significa aver messo quella medaglia al collo? «Una delle differenze tra la corsa e la ginnastica è che nella corsa non si gareggia per vincere contro gli altri, ma si gareggia soprattutto contro sé stessi, cercando ogni volta di migliorare la propria prestazione. Mettere al collo quella medaglia tanto sudata alla fine di una gara, come nel mio caso la maratona, è un successo e un traguardo enorme; tanto è vero che nei giorni successivi alla maratona si vedono migliaia di maratoneti indossare sempre la medaglia, in giro per la città, nei ristoranti, in metro, in aeroporto e fino al rientro in Italia, ed è bellissimo congratularsi a vicenda per la grande impresa! La corsa, non si può improvvisare: per prepararsi, non farsi male e raggiungere risultati eccellenti, bisogna affidarsi a professionisti; in questo ultimo anno ho potuto contare su un coach che mi ha aiutata nella tecnica, nell’integrazione e nell’alimentazione, fondamentali per affrontare gli allenamenti intensi. Per questo ci tengo a ringraziare il mio allenatore Vito Mancusi, senza il quale sarebbe stato molto più difficile arrivare dove e come sono adesso in ambito sportivo».
Perché hai scelto il percorso di laurea in Scienze Motorie e hai deciso di frequentare il MICAP? «Mi sono diplomata 2 anni fa al Liceo Scientifico “Fulcieri Paulucci” di Calboli ad indirizzo sportivo a Forlì; ho deciso di continuare nel campo sportivo e attualmente sono iscritta al secondo anno di Scienze delle Attività Motorie e Sportive all’Università di Bologna. In quarta superiore, oltre al liceo, ho iniziato un Master triennale, il MICAP (Master Internazionale In Coaching ad Alte Prestazioni). Ho deciso di iscrivermi a questo Master perché sapevo di avere bisogno di prendere in mano la mia vita, le mie scelte e i miei pensieri. Dovevo scegliere il percorso di laurea e iniziare a valutare decisioni importanti per il mio futuro. Il MICAP mi ha aiutato subito e mi ha fatto scoprire potenzialità, capacità e valori che non conoscevo, mostrando a me stessa e agli altri chi è la vera Chiara».
Di che cosa si tratta esattamente? «È un master altamente professionale sviluppato per chi vuole diventare un coach professionista, capace, credibile e autorevole. Le lezioni vengono tenute in diverse sedi, tra le quali San Marino, Gran Canaria, New York e Dubai e in piccola parte online. Si basa sulla PNL (Programmazione Neuro Linguistica ndr), fondamentale per conoscere il modo di comunicare e di relazionarsi delle persone, così da creare rapporti e interagire nel modo più funzionale possibile. Un altro fondamento è il coaching, ovvero un insieme di tecniche che permettono di guidare le persone al miglioramento e alla trasformazione e le aiuta a trovare e far esaltare le loro migliori risorse e darsi quelle risposte che hanno già dentro di loro e che non riescono a tirare fuori. Oltre a questi due argomenti si studia leadership, negoziazioni e marketing, così da aumentare il campo di competenza ed essere efficaci in più ambiti possibili. In questi 3 anni ho superato in modo eccellente tutte le sfide e tutti gli esami richiesti».
Cosa comprendono queste cosiddette “sfide”? «Tra quelle proposte dal MICAP c’è anche un campo di sopravvivenza, ovvero 7 giorni nel bosco con cibo e attrezzatura molto limitati, e la maratona. Tutte queste esperienze le ho vissute insieme al gruppo e proprio grazie a questo ho accumulato forza e motivazione per superarle e portarle a termine. Sono molto contenta di poter dire che sono una tra i pochissimi ventenni ad avere raggiunto, oltre alla certificazione di “Real Result Coach” ovvero una coach di risultati, anche la seniority, quindi un plus valore alla certificazione “base”».
Dove ti vedi fra dieci anni? «Sarò sicuramente una coach e mi vedo in giro per l’Italia e nel mondo. Mi piacerebbe lavorare con singoli o squadre, adolescenti, giovani adulti e sportivi, mettendo insieme così la laurea in scienze motorie e la certificazione da coach per aiutarli sia dal punto di vista fisico che mentale ad affrontare e superare qualsiasi tipo di problemi, convinzioni ed ostacoli e ottenere il massimo della prestazione partendo dalle loro potenzialità, guidarli a trasformarsi e a diventare la migliore versione di loro stessi, essere felici e raggiungere i propri obiettivi. In questi 3 anni ho avuto diverse opportunità di lavorare sia con adulti che con ragazzi di scuole medie e superiori e vedere il cambiamento positivo che hanno avuto grazie al mio aiuto mi ha fatto capire che nella vita voglio fare proprio questo».
Nicola Luccarelli