Mercoledì 30 novembre 2022, alle ore 21,00 al Teatro Verdi di Forlimpopoli si terrà lo spettacolo “L’insostenibile dolcezza del vivere“. Uno spettacolo sul diabete, con ragazzi diabetici. Il lavoro teatrale, che vede la scrittura e la regia di Denio Derni, è stato realizzato in collaborazione con il Centro Diabetico dell’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale di Forlì, diretta dal dottor Enrico Valletta, promosso e sostenuto dal Lions Club Forlì host, con il sostegno del Comune di Forlì e dell’Ausl Romagna, ed il contributo delle dottoresse Benedetta Mainetti, Antonella Liverani, Caterina Rondelli, Ilaria Ercolanese (Associazione Diabete Romagna) e le infermiere Chiara Garavini e Martina Corzani.
“Il progetto – spiega Benedetta Mainetti della pediatria forlivese – cui ho collaborato con la psicologa Antonella Liverani, è stato pensato e realizzato per e con le ragazze e i ragazzi seguiti presso il nostro Servizio di Diabetologia Pediatrica e le loro famiglie. Nel settembre 2021, superata la fase critica della pandemia che ha costretto i ragazzi ad una prolungata limitazione dei contatti sociali, abbiamo proposto al nostro gruppo di bambini/adolescenti e ai loro genitori un laboratorio teatrale incentrato sul loro vissuto con il diabete”.
“Era una nuova proposta educativa – prosegue la dottoressa – che ha portato alla realizzazione di uno spettacolo nel quale gli attori sono i ragazzi stessi che, sul palco, racconteranno le loro storie, di come l’esordio del diabete abbia cambiato la loro vita, rappresenteranno la loro quotidianità e coinvolgeranno gli altri con le loro riflessioni. Saranno accompagnati dalle testimonianze dei genitori, per chi sarà disponibile a condividere l’esperienza e a mettersi in gioco. Parleremo di “diabete” in forma insolita, utilizzando il linguaggio dell’arte, rivolgendoci a un pubblico composto da persone della nostra comunità, cercando di sensibilizzare chi non conosce, per rendere meno pesante il carico della malattia nella vita di tutti i giorni. Sarà la possibilità per i ragazzi di poter raccontare per la prima volta “insieme” come gruppo, alla comunità le loro storie”.