Giovedì 17 novembre, alle ore 20,45 a Forlimpopoli, nella sede dell’Auser in Via Ho Chi Min 28 (adiacente al Supermercato Conad Giardino), una serata sulle usanze e tradizioni di Romagna. “Da San Martino a Natale“, con foto proiezione commentata, lettura brani, poesie e zirudelle sul periodo. Si parlerà di San Martino (11 novembre), Santa Caterina (25 novembre), Le veglie invernali, Santa Lucia (13 dicembre) e preparazione al Natale. Realizzato e presentato da Radames Garoia e Nivalda Raffoni, in collaborazione con l’Associazione “Istituto Friedrich Schürr APS” di Santo Stefano (Ra). L’evento fa parte della “Rassegna culturale Inverno 2022/2023”, che si svolge con il patrocinio del Comune di Forlimpopoli. Ingresso libero e gratuito.
L’11 novembre, il calendario ricorda San Martino (316 -397 d.c.), uno dei santi più celebrati fin dall’età medioevale. Martino di Tours è stato un vescovo cristiano del IV secolo. Nato in Pannonia, (odierna Ungheria), svolse la sua missione religiosa nella Gallia del tardo impero romano. Tra i primi santi non martiri nominato dalla Chiesa cattolica, è adorato anche da quella ortodossa e copta.
A lui sono legate tante tradizioni popolari, detti, proverbi, riti rurali e religiosi, manifestazioni legate alla terra e alla gastronomia in tutte le regioni italiane ed in molti luoghi d’Europa. Vediamo quali sono i diversi significati che assume questa data.
Il mosto che diventa vino. Usualmente, in questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo, che solitamente viene abbinato alle prime castagne. Questa tradizione è celebrata anche dal Carducci nella poesia “San Martino”… la nebbia agl’irti colli piovviginando sale… Il giorno di San Martino è anche tempo di baldoria, favorita dal vino “vecchio” che proprio in questi giorni bisogna esaurire per pulire le botti e lasciarle pronte per la nuova annata: in Romagna si dice infatti che “Par San Marten u s’imbariega grend e znèn”(Per San Martino si ubriacano grandi e piccini).
L’estate di San Martino. L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino (“l’isté ad S Marten la dura tri dè e un bisiné”): è un proverbio popolare a sfondo religioso e laico, molto diffuso non solo in Romagna.
Si narra che Martino, l’11 novembre si trovasse ad Amiens, in Gallia nel cammino di ritorno verso casa. Nel bel mezzo di una bufera incontrò un mendicante intirizzito dal freddo e gli offrì metà del suo mantello; immediatamente la pioggia smise di cadere ed un bel sole uscì ad innalzare la temperatura, (quindi la leggenda prevede che la breve interruzione del freddo, si ripeta ogni anno per ricordare il gesto generoso del Santo).
Fare “San Martino”. Di particolare importanza, specialmente fino agli anni 60 del secolo scorso (la mezzadria fu abolita infatti con una legge del 1964) il San Martino legato ai Contratti Agrari o Patti Colonici che trattavano dei rapporti tra la Mezzadria e la classe padronale. “Fe San Marten” (Fare San Martino) significava traslocare in un nuovo podere e in una nuova abitazione, che poteva essere anche a parecchi chilometri di distanza. La data scelta per il trasferimento, per tradizione e per ragioni climatiche (estate di San Martino), era quasi sempre l’11 novembre.
San Martino, la festa dei cornuti. E arriviamo alla “Fësta di Bech”(Festa dei becchi, o cornuti): una volta per la ricorrenza di San Martino si svolgeva la fiera più importante di animali con le corna, mucche, buoi, tori, capre, montoni. Perciò la fantasia popolare ha eletto San Martino a ironico santo protettore dei mariti traditi, come ricorda il proverbio romagnolo: “Per San Marten, volta e zira, tot i bech i va a la fira”, ossia, “per San Martino volta e gira, tutti i becchi vanno alla fiera”.