Gli avanzamenti tecnologici hanno un impatto rilevante nel quotidiano di ciascuno di noi. La medicina in questo non fa eccezione, al contrario se alcune malattie sono sempre più curabili in termini di qualità di vita per il paziente, molto si deve al progresso dei macchinari a disposizione dei professionisti. Da un lato la diagnosi e la prevenzione, che possono beneficiare di dispositivi sempre più potenti in grado di diagnosticare la presenza di anomalie nel nostro organismo quando sono ancora agli stadi iniziali; dall’altro la cura, con farmaci sempre più personalizzati nella partica clinica e robot sempre più accurati nell’ambito chirurgico. Da quest’ultimo punto di vista, i vantaggi dell’utilizzo delle tecniche mini-invasive rispetto a quelle più tradizionali, sono evidenti: incisioni più piccole e precise significano per il paziente minore dolore, maggiore velocità di ripresa funzionale e di ritorno alla qualità di vita pre-intervento, degenze più brevi.
Per questo motivo l’azienda USL della Romagna ha deciso di spingere sull’acceleratore dell’innovazione tecnologica: una strada che ha intrapreso già a partire dal 2007 con l’installazione del Sistema “Da Vinci” presso l’Ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì; all’ospedale di Rimini e Cesena è già in funzione da qualche mese, mentre a Ravenna, si procederà al suo posizionamento, appena sarà ultimata la nuova centrale di sterilizzazione, prevista per inizio 2023. L’installazione nei diversi ambiti dell’Azienda di questi sistemi permetterà una maggior velocità nella curva di apprendimento della tecnologia robotica ad un numero sempre maggiore di chirurghi. La convinzione sulla validità di questo percorso è tale che i vertici della Sanità del territorio hanno deciso di varare un nuovo programma sperimentale d’adozione e valutazione della Chirurgia Robotica presso i 4 ospedali polispecialistici di riferimento del territorio.
L’ottica è sempre quella di un’implementazione di un sistema a rete come quello voluto e teorizzato dal prof. Dino Amadori prima della sua scomparsa: un network che possa esaltare le diverse vocazioni specialistiche degli ospedali, distribuiti sul territorio della Romagna, al contempo favorendo la strada della specializzazione in aree e branche della medicina, strada che soprattutto in ambito oncologico si è dimostrata essere la migliore in termini di presa in carico e sopravvivenza del malato, e garantendo che qualunque cittadino della Romagna possa beneficiare dei massimi standard di cura a una manciata di chilometri da casa. Il nuovo robot chirurgico verrà infatti utilizzato per gli interventi relativi al tumore dell’esofago, pancreas, fegato e vie biliari, mammella, polmone e chirurgia bariatrica, per quel che concerne l’Ospedale di Forlì; neoplasie a carico dello stomaco, del rene e dell’ovaio per l’”Infermi” di Rimini; chirurgia del politrauma, HIPEC e chirurgia d’urgenza al “Bufalini” di Cesena; e infine carcinoma del colon-retto e malattie croniche infiammatorie intestinali al “Santa Maria delle Croci” di Ravenna.
Queste nuove tecnologie presentano costi notevoli per il Sistema Sanitario Nazionale: ma l’Istituto Oncologico Romagnolo è pronto a fare la sua parte per rendere sostenibile l’implementazione di questo importante progetto. L’organizzazione no-profit fondata nel 1979 proprio dal prof. Dino Amadori ha deciso di riconoscere una donazione di 150.000 euro per il 2022 e di 150.000 euro per il 2023, per un totale di 300.000 euro, affinché il robot chirurgico possa trovare applicazione sui campi precedentemente elencati e fare la differenza nel percorso di cura dei pazienti del territorio.
«Se guardiamo ai passi avanti fatti negli ultimi anni dalla ricerca scientifica in termini di conoscenza dei meccanismi che portano all’insorgenza e allo sviluppo dei tumori all’interno del nostro organismo, non possiamo non sentirci di fronte ad un punto di svolta dell’oncologia – spiega il direttore generale IOR Fabrizio Miserocchi – nuove strategie come immunoterapia, terapia a base molecolare e terapia di precisione avranno un ruolo sempre più preponderante nella cura del paziente che riceve una diagnosi di cancro. Lo IOR dimostra di credere a questa direzione dedicando tutte le iniziative di raccolta fondi di Natale a sostegno degli studi che vanno in questa direzione portati avanti in IRST. Ciononostante, non possiamo ignorare il fatto che la chirurgia rimane ad oggi un’arma imprescindibile nella presa in carico del paziente oncologico, specialmente per quel che concerne i tumori cosiddetti “solidi”. Per questo abbiamo deciso di fare la nostra parte in questa sperimentazione, sostenendo l’Azienda sanitaria nell’acquisto dei costosi materiali di consumo, consentendo quindi di poter programmare un numero più elevato di interventi e di velocizzare la curva di apprendimento dei professionisti. Siamo sicuri che da un lato rappresenterà non solo un bell’aiuto ma anche un’occasione di crescita per i professionisti che lo utilizzeranno, e dall’altro ne potranno beneficiare i nostri malati che si troveranno ad essere curati con le tecnologie che danno loro le migliori opportunità con il minore impatto sulla loro qualità di vita. È in questo modo che diamo concretezza al motto: “vicino a chi soffre, insieme a chi cura”. La Romagna può e deve continuare a rappresentare un esempio a livello nazionale ed internazionale di come la Sanità lavora al servizio delle persone che vi abitano: come IOR siamo orgogliosi di far la nostra parte per mantenere e, dove possibile, addirittura migliorare questi standard d’eccellenza».