Maurizio Maggiani, noto giornalista e romanziere, ha inoltrato il suo elogio per la Gastroenterologia di Forlì diretta dal dottor Carlo Fabbri.
«Per il reparto di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni. Per Cecilia Binda, Carlo Fabbri, Giulia Gibilino, per Alberto Gori, medici. Per gli infermieri e gli addetti alle funzioni di assistenza e sostegno, di cui non ho imparato il nome solo perché sono tanti quante le api di un alveare e come le api sono in continuo lavorio di nutrimento, di pulizia, di difesa, e discreti e leggeri come passeri nella neve frullano senza sosta attorno ai miei bisogni, persino ai miei capricci. Questo mio non è, credetemi, il biglietto di un grazie formale e banale, vuole essere qualcosa di più. Perché il di più è necessario e dovuto.
Mi è stato detto, vai che non sembra neanche un ospedale. Ed è vero, non sembra un ospedale, ma lo è, e lo è nel senso più proprio, più opportuno, più necessario. La parola Ospedale ha lo stesso identico significato di hotel, e ambedue hanno origine dall’antica parola hostal, che significa riparo, rifugio, amorevolezza, salvezza. Io dunque non sono stato preso in carico come un semplice oggetto di un dovere, ma come soggetto di un compito, che non è solo, e lo è stato in modo perfetto, clinico, ma di elezione morale, sociale, se posso dirlo, anche affettiva. Questa è l’ospitalità, questo è dunque l’ospedale. Per questa ragione non vi sono solo grato per avermi rimandato nel mio mondo sano e salvo dai malanni delle mie trippe, ma in egual misura per avermi offerto un esempio, purtroppo raro, di dedizione a un compito che è salvifico non solo del malato ma dell’essere umano che è sempre e comunque molto di più della sua malattia. Abbiatevi ogni cura di ciò che siete così come avete cura di ciò che fate, ancora grato (Maurizio Maggiani)».