Venerdì 13 gennaio 2023 a Forlì sono tornati a farsi sentire gli attivisti per il clima. Sui cartelli si legge: “Meglio il Senato imbrattato con vernice lavabile o la crisi climatica?”, accompagnato da immagini che forniscono l’inequivocabile risposta. La Marmolada che crolla, località sciistiche senza neve, immagini della catastrofe a Ischia in seguito all’alluvione sono solo le più recenti catastrofi causate dalla crisi climatica. Insomma, la posizione di Fridays for Future relativamente all’imbrattamento del Senato da parte di alcuni attivisti di Ultima Generazione è chiara: meglio imbrattamento che estinzione.
Il presidio rappresentava un gesto in solidarietà ai tre attivisti di Ultima Generazione che, dopo aver imbrattato Palazzo Madama, sono stati immediatamente processati. “Il dilemma morale dello stato italiano è limpido: viene ritenuto più criminale un imbrattamento con vernice lavabile piuttosto che chi inquina e finanzia il collasso climatico, molto spesso proprio con l’approvazione di parte della classe politica”, afferma Alessandra Pierantoni, che ha preso parte alla manifestazione.
“Non dobbiamo stupirci della velocità con cui il sistema giudiziario si è mosso: nemmeno la proverbiale burocrazia italiana può rallentare un apparato repressivo così efficiente. La stessa velocità non viene dimostrata quando si tratta di contrastare la crisi climatica che distrugge già la nostra quotidianità. Così, mentre si processano i disobbedienti climatici (e si delegittima una causa) si tace su questo autunno rovente e inverno primaverile, caratterizzati da temperature estreme e caldo record“, denuncia Aurora Piva. Si può non essere d’accordo sulla modalità della richiesta di ascolto di Ultima Generazione, ma non si possono ignorare gli allarmanti scenari degli scienziati di tutto il mondo a cui gli attivisti fanno da megafono.
“Cortei, petizioni, marce, sit-in e azioni sono una parte imprescindibile della lotta alla crisi climatica e nessuna opera di disobbedienza civile vuole costituire una cesura con il dialogo istituzionale. È arrivato però il momento che lo stato italiano inizi ad ascoltare e non solo a reprimere” insiste Agnese Casadei, portavoce del movimento Fridays For Future. L’Italia è infatti il sesto investitore a livello mondiale nel settore dei combustibili fossili, ancora prima dell’Arabia Saudita. Il gas, il petrolio e il carbone vanno lasciati sotto terra se vogliamo mantenere l’obiettivo degli 1,5°C fissato nell’Accordo di Parigi. E mentre il mondo soffre, il nostro governo apre a nuove trivellazioni e rigassificatori, invece di avviare una transizione ecologica giusta. “Il prossimo 3 marzo torneremo ad inondare le piazze e le strade di tutto il pianeta in occasione dello sciopero globale per il clima. Come sempre, anche a Forlì” conclude Giacomo Zattini.