Sbagliano quelli che considerano l’esternazione del ministro Sangiuliano, secondo il quale Dante sarebbe appartenuto alla destra, una boutade. Il ministro ha riproposto un’idea tipica del nazionalismo italiano fin dall’800, che Mussolini ribadì con la marcia delle camicie nere su Ravenna nel settembre del 1921, in occasione del sesto centenario dantesco. Era un’idea che non sarebbe piaciuta a Croce, ma a Gentile sì.
La constatazione storica che del partito di Dante conosciamo tutto, persino il nome – guelfo di parte bianca – è irrilevante, perché significa qualcosa per una percentuale infinitesimale e del tutto trascurabile della popolazione italiana. Per la maggior parte Dante resta un puro nome positivo; e quindi è logico che la politica cerchi di accaparrarselo, per goderne dell’aura nobilitante.
Roberto Balzani