«Riteniamo molto grave che appena lunedì scorso in Consiglio comunale si sia svolto un lungo dibattito relativo all’annunciata cancellazione dell’automedica Mike 42 e il sindaco non sia sentito in dovere di informare le forze politiche di questa allarmante notizia per i cittadini del nostro territorio. Ci chiediamo se Zattini, che rappresenta Forlì in seno alla Conferenza territoriale socio-sanitaria svolgendo peraltro l’importante funzione di vice presidente di questo organismo, abbia consapevolezza della serietà e importanza della questione, e quali iniziative abbia adottato e intenda adottare per contribuire alla soluzione del problema. Il potenziamento del Pronto Soccorso di Forlì rappresenta una priorità per il nostro territorio se si intende garantire quell’assistenza sanitaria di qualità che rappresenta un diritto per i cittadini» attacca Federico Morgagni di Forlì & Co.
«Chiediamo quindi alla Regione Emilia Romagna e all’Azienda sanitaria della Romagna di fare ogni sforzo per reperire le risorse economiche necessarie, riconoscendo all’intervento quel carattere prioritario che esso riveste per la nostra comunità. L’intera vicenda non può tuttavia prescindere da una riflessione sullo stato di crescente difficoltà della sanità pubblica. Come è emerso con evidenza durante la pandemia, dopo oltre un decennio di sotto-investimenti il servizio sanitario nazionale mostra, da un lato, un’insufficiente articolazione dei servizi territoriali e, dall’altro, una preoccupante fragilità della rete ospedaliera, di cui la scarsità di posti letto e l’insufficiente numero di operatori a causa del mancato turn-over sono solo alcuni degli indicatori. In questo quadro, i pronto soccorsi rappresentano uno dei punti più deboli dell’intero sistema, e la pandemia ha mostrato come sia urgente farsene carico» insiste Morgagni.
«Le risorse straordinarie messe in campo all’epoca del governo Conte, hanno permesso di rispondere solo alle situazioni più critiche del Paese, mentre i fondi Pnrr destinati alla sanità di fatto si sono mostrati insufficienti per l’ammontare dei bisogni accumulatisi anche a causa del covid e all’aumento dei prezzi. Perciò molti interventi, pur se indifferibili, sono rimasti a carico dei bilanci delle aziende sanitarie locali, a loro volta gravati dalle difficoltà del momento, al punto di faticare a far fronte all’attività ordinaria e tanto a più a realizzare interventi strutturali pure necessari. Le vicende cui assistiamo in Romagna sono il segnale di un sistema sanitario che si trova ad operare strutturalmente senza le risorse necessarie; inflazione, caro bollette e aumento dei costi hanno bruciato i limitati aumenti dei fondi stanziati negli ultimi anni. A questo punto è necessaria una scelta di fondo: o il governo dota la sanità di risorse adeguate a tutelarne e potenziarne il carattere universalistico e di qualità, oppure dovremo rassegnarci ad un progressivo e rapido depauperamento del sistema sanitario pubblico e un parallelo trasferimento sul sistema assicurativo di gran parte delle prestazioni. A farne alle spese saranno i cittadini e il diritto alla salute, che è sancito dalla Costituzione italiana come fondamento di un Paese civile e moderno» conclude Federico Morgagni.