Oggi 9 febbraio 2023 ho acceso un lumino. L’ho fatto per essere in sintonia con quei lontani patrioti che dopo la repressione della Repubblica Romana, nonostante divieti e minacce, volevano ricordare con piccoli falò clandestini, accesi in campagna e sulle colline romagnole, il giorno della sua proclamazione, in Campidoglio, il 9 febbraio 1849.
È un fatto certamente remoto ma con respiri di attualità. Le ragioni sono molteplici. Quelle più note (almeno un tempo) sono collegate al Risorgimento, all’affermazione dei principi di democrazia e uguaglianza, alla necessità di promulgare Costituzioni o Statuti oltre ai quali nessun potere poteva andare. Nella Repubblica Romana e nella sua Costituzione trova la base la Costituzione della Repubblica che dobbiamo custodire, difendere e ancora completamente attuare (e quanto bisogno di una buona e robusta Costituzione avrebbe l’Unione Europea).
Un aspetto, a mio avviso, è stato poco considerato: il ruolo dei giovani. Per la prima volta, i ragazzi non furono utilizzati come carne da macello da qualche monarca, generale o comandante di compagnie mercantili. In quei pochi mesi, molti ventenni (come Mameli, Gajani, Nullo, Manara e lo stesso Aurelio Saffi che a 29 anni fu ministro e triumviro, cioè nel vertice istituzionale) aderirono di propria iniziativa rivendicando un ruolo. Il 9 febbraio dei giovani (molti dei quali caddero nella difesa della Repubblica contro austriaci, francesi e borbonici mentre altri furono costretti a lunghi periodi d’esilio in Europa e America) ci ricorda questo: la stessa luce che indica la strada della giustizia sociale, dell’uguaglianza e del rispetto per tutti, illumina anche la via per una gioventù libera di crescere e di non essere sfruttata dai giochi di potere. Come purtroppo accade ancora e i conflitti alle porte dell’Europa lo dimostrano.
Mario Proli