«Lunedì il Consiglio comunale ha trattato una mozione della Lega sulla direttiva europea cd “Case Green”, un provvedimento (attualmente in discussione) che si propone di incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio e l’efficientamento degli immobili a bassa classe energetica nell’arco dei prossimi dieci anni. Diverse forze politiche hanno sottolineato che la mozione, caratterizzata da un linguaggio radicalmente antieuropeista e da toni apocalittici, appariva contraddittoria sotto il profilo logico e politico. Di fatto la direttiva è ancora in itinere e oggetto di confronto a livello governativo e lo stesso Ministro all’Ambiente del governo sostenuto dalla Lega ha espresso approvazione per i suoi contenuti, precisando che comunque essi saranno applicati sulla base di specifici Piani nazionali che terranno conto delle condizioni del patrimonio abitativo di ogni paese» attacca Federico Morgagni di Forlì e Co.
«A meno che i leghisti non ritengano che il consiglio comunale di Forlì sia la sede prioritaria per battaglie sulle politiche europee – continua – che i loro ministri non conducono né a Roma né a Bruxelles, la natura strumentale della mozione è evidente. La mozione ha poi mostrato l’assoluta coincidenza delle posizioni della Lega con quelle dei grandi costruttori edili e dei detentori della rendita immobiliare, al punto da definire “controverso” l’obiettivo di ridurre l’impatto energetico degli edifici (che attualmente vale il 40% dei consumi totali a livello europeo), senza alcun riferimento alle necessità delle tante famiglie che risiedono in abitazioni vetuste a bassa efficienza energetica divenute, con l’esplosione delle bollette e l’erosione dei salari, molto costose da riscaldare. Esse, chiaramente, avrebbero tutta l’interesse alla riqualificazione, così come quei proprietari che sarebbero favorevoli a rigenerare il proprio patrimonio, se solo fossero in condizione o aiutati a farlo».
«Appare bizzarra l’affermazione leghista che le politiche europee di riqualificazione genererebbe un danno economico e una svalutazione del patrimonio edilizio nazionale. Al contrario, le esperienze di paesi avanzati su questo versante, dimostrano che il miglioramento delle abitazioni si ripaga in pochi anni grazie alla riduzione dei consumi e alla rivalutazione del valore dell’immobile. L’efficientamento energetico del patrimonio edilizio è ormai una necessità e risponde a pressanti esigenze di natura ambientale, non meno che di equità sociale; può inoltre garantire ricadute positive anche sul settore produttivo, a partire da quelle migliaia di piccole imprese del settore edile che rischiano nei prossimi anni una crisi seria, dando contestualmente una mano alle famiglie a vivere meglio e a spendere meno» insiste l’esponente di minoranza.
«Dunque il tema non è condurre inutili battaglie di retroguardia a difesa della rendita edilizia e di pochi grandi proprietari, quanto piuttosto capire come organizzarsi per conseguire l’obiettivo, sfidante ma possibile, di riqualificare oltre 9,7 milioni di edifici di edilizia residenziale di classe E, F, G, riducendo contestualmente le emissioni di Co2 di oltre 14 milioni di tonnellate e permettendo a migliaia di famiglie di far fronte ai costi di riscaldamento. Innanzitutto occorre rivedere in maniera radicale il sistema degli incentivi esistenti, consentendo anche alle famiglie meno abbienti di poter riqualificare i propri immobili. Occorre altresì eliminare gli incentivi per ristrutturazioni che usano tecnologie a fonti fossili e favorire invece l’utilizzo in edilizia di materiali innovativi e sostenibili. Quanto all’Europa, la vera battaglia da combattere è quella per assicurare che la direttiva “Casa green” venga accompagnata da un piano di finanziamento straordinario, così da mettere a disposizione sia dei privati che delle imprese medio-piccole le risorse necessarie. La natura puramente strumentale della mozione della Lega, che si è opposta ad ogni ipotesi di aprire una discussione approfondita per unire il consiglio attorno ad un testo condiviso, si è comunque risolta in un boomerang. Tale forzatura non solo ha unito le opposizioni su un voto contrario, ma ha anche diviso la maggioranza, provocando l’astensione della stessa lista civica del sindaco Zattini» conclude il gruppo consiliare Forlì e Co.