Paolo Lucchi è il nuovo presidente di Legacoop Romagna. Lo ha deciso il terzo congresso dell’associazione tenuto questa mattina 2 febbraio 2023 alle Artificerie Almagià di Ravenna. Il passaggio di testimone con Mario Mazzotti è stato sancito dalla nuova direzione eletta dai delegati delle circa 380 imprese associate delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Lucchi diventa presidente di un mondo che nel complesso dà lavoro a circa 24mila persone, con un fatturato che supera i 6 miliardi e oltre 300 mila posizioni associative (incluse tutte le tipologie di soci: lavoratori, produttori e consumatori). Le vicepresidenti sono Giorgia Gianni (confermata) e la neoeletta Romina Maresi.
Una “standing ovation” ha salutato Mario Mazzotti, che non si è ripresentato, in ossequio al regolamento che prevede l’incandidabilità alla carica di presidente di Legacoop per i pensionati. Il nuovo presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi è nato a Cesena (FC) il primo ottobre 1964 e lì si è diplomato al Liceo Classico “Vincenzo Monti”. Sposato con Dagmer e padre di due figlie di 15 e 16 anni, ha vissuto la prima parte della sua carriera in Confesercenti Cesenate fino a ricoprire la carica di segretario territoriale. Nel 2005 è stato eletto consigliere regionale, ruolo che ha mantenuto fino al 2009. Nel giugno di quell’anno è stato eletto Sindaco di Cesena, carica che ha ricoperto per due mandati. Dal 2019 è amministratore delegato di Federcoop Romagna.
Nel corso degli anni ha assunto numerosi ruoli istituzionali, tra cui presidente del Cal (Consiglio delle autonomie locali) dell’Emilia-Romagna, della Conferenza Sociale e sanitaria dell’Ausl Romagna e dell’Unione dei Comuni Valle del Savio. Ha ricevuto le onorificenze di Ufficiale e Commendatore al merito della Repubblica Italiana. È Consigliere di Amministrazione di SCS Consulting e giornalista pubblicista. Il 10 giugno 2011, il Comitato Italiano dell’Unicef gli ha conferito il titolo di Difensore dell’infanzia.
Nel suo discorso di insediamento, Lucchi ha ricordato il radicamento del movimento cooperativo nella società romagnola: «quasi un 1 abitante su 3 delle nostre tre province, è socio di una cooperativa aderente a Legacoop e dieci delle nostre cooperative associate sono tra le prime 50 imprese, per dimensioni, della Romagna». Se questo mondo si fermasse improvvisamente «verrebbero meno pezzi fondamentali di produzione, agroalimentare, servizi, eventi culturali, turismo e commercio, come in una distopia cinematografica», occorre quindi potenziare il modello cooperativo rilanciando «una nuova stagione di protagonismo dei soci».
Per raggiungere questo obiettivo Lucchi ha anticipato tre dei punti chiave su cui baserà il suo mandato: organizzazione interna, dimensione istituzionale della Romagna, nuovo patto con le amministrazioni locali. «Dobbiamo rafforzare un nuovo modello organizzativo di Legacoop Romagna: orizzontale, basato sui territori, e verticale, con al centro Federcoop Romagna, il nuovo Centro studi sulla cooperazione, in fase di costituzione, i servizi per le imprese in ambito energetico».
Il “Progetto Romagna” su cui punta l’associazione sin dalla sua costituzione, ormai dieci anni fa, è sempre valido. «Sollecitiamo i territori delle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini a rappresentare l’ambito sul quale innestare i poteri, le attribuzioni e le funzioni di un nuovo ente intermedio, collocato tra i Comuni e la Regione. E sollecitiamo anche la Regione Emilia-Romagna a riprendere in mano con convinzione il tema delle riforme istituzionali e della distribuzione funzionale delle deleghe». Quello che serve è «un accordo di programma fra le tre province per esercitare insieme le competenze attualmente loro assegnate dalle leggi, anche ampliando gli ambiti della loro collaborazione».
Va visto in questo quadro il disegno attorno al quale collocare le infrastrutture necessarie per rafforzare la Romagna, a partire dal Porto di Ravenna e dal “corridoio adriatico”, da rilanciare «come grande asse strategico di sviluppo del Paese», con capitoli come la implementazione dell’alta velocità Bologna – Rimini, la metropolitana di costa e la realizzazione della quarta corsia autostradale nel tratto Bologna – San Lazzaro di Savena, diramazione per Ravenna), sfruttando l’occasione unica del Pnrr, visto non in modo frammentario, ma come «Piano strategico per il Paese».
Infine un nuovo patto con le Amministrazioni locali per la programmazione della sanità territoriale del futuro e dell’integrazione sociale e sanitaria, «perché senza una buona rete di servizi, la Romagna tornerebbe ad inizio Novecento» e perché «riprogettare i servizi significa anche essere consapevoli di come il lavoro vada pagato di più. A partire da quello dei cooperatori, il cui impegno è prezioso e insostituibile», ma che «sono in difficoltà e occorre che Sindaci, Amministratori regionali e soprattutto Governo, ne siano consapevoli».
Sempre però «continuando a guardare la realtà con gli occhi degli ultimi» e con l’orgoglio di chi ha fatto la storia di questa terra. «Come abbiamo avuto l’onore di dire davanti al Presidente Sergio Mattarella, a Ravenna, in occasione del centenario dell’assalto fascista alla sede della Federazione delle Cooperative, lo scorso 28 luglio».
«La nostra, mia e di Paolo, non sarà una semplice staffetta, non la intendo così — ha detto Mazzotti — . L’intendo piuttosto come la prosecuzione di un percorso che abbiamo intrapreso insieme e condotto insieme negli ultimi 4 anni e che ora, Paolo, con le sue grandi capacità politiche, organizzative ed umane, saprà interpretare, innovare e gestire, d’intesa con gli organismi dirigenti dell’associazione e le associate, con il suo stile, la sua impronta, la sua professionalità».