Giovedì il Consiglio comunale si è riunito per una seduta straordinaria dedicata al tema della sanità romagnola, presenti il direttore generale dell’Usl Romagna Carradori, l’assessore regionale Donini e le rappresentanze delle organizzazioni sindacali. «Il dibattito ha confermato le preoccupazioni sulla situazione della sanità pubblica già più volte espresse dal nostro gruppo. Sebbene la Costituzione garantisca il diritto alla salute di ogni individuo e la sanità pubblica rappresenti un presidio fondamentale di eguaglianza fra i cittadini, decenni di sottofinanziamento hanno indebolito il Ssn. Se già alla vigilia della pandemia il nostro Paese si discostava da quelli più avanzati per una minore disponibilità di operatori e posti letto e per una quota di Pil investita in sanità di gran lunga inferiore, i tre anni del covid hanno ulteriormente logorato il sistema in uomini, strutture e risorse; frattanto le liste di attesa si sono allungate e l’accesso a prestazioni a pagamento è aumentato» è il commento di Federico Morgagni di Forlì e Co.
«Il governo Conte II ha segnato un’inversione di tendenza, con l’aumento delle risorse messe a disposizione del Fondo sanitario nazionale; tuttavia, a tre anni di distanza, bisogna riconoscere che le risorse aggiuntive rimangono del tutto insufficienti non solo per il potenziamento della rete sanitaria ma anche a far fronte al mero aumento dei costi connesso a: prestazioni sanitarie non erogate nella fase pandemica da recuperare, inflazione, aumento dei costi delle bollette e delle materie prime. La discussione sulla sanità romagnola non può dunque essere decontestualizzata dal pericolo che incombe sull’intero sistema sanitario: la perdita della sua natura egualitaria in favore di un universalismo selettivo, che riduce il perimetro delle prestazioni gratuite oppure agevola l’uscita di tutti coloro che possono permetterselo dalla sanità pubblica in favore di modelli assicurativi. Di fronte a questa prospettiva drammatica abbiamo chiesto con forza che la politica, a partire dal governo, assuma realmente l’impegno a tutelare l’universalismo in quanto valore insostituibile e metta in campo le risorse adeguate, da reperire con un sistema fiscale equo e progressivo» insiste il Capogruppo di minoranza.
«Chi governa dovrebbe intervenire prioritariamente su aspetti come: il personale (cui vanno assicurate adeguate condizioni salariali, formative e di carriera), per garantire l’accesso ai servizi, il recupero delle liste d’attesa e la riorganizzazione territoriale; il completamento della riforma dell’assistenza territoriale per dare concretezza alla presa in cura delle persone, sostegno ai caregiver e promuovere l’integrazione sociale e sanitaria; la messa in sicurezza degli ospedali, a partire dagli interventi sui Pronti soccorsi; la realizzazione delle case della comunità per semplificare l’accesso ai servizi e permettere la partecipazione di cittadini, volontariato, terzo settore; la riforma dei percorsi formativi per avvicinare Ssn e università fino a superare le strettoie attuali» propone Morgagni.
«La necessità di collocare il dibattito in una visione di sistema non toglie l’importanza di muoversi sul territorio per tamponare le difficoltà, a partire da quelle sulla copertura delle spese straordinarie per il covid non rimborsate. Si tratta di un problema che interessa tutte le regioni, ma rispetto al quale l’Emilia-Romagna ha titolo a far sentire la propria voce perché rappresenta storicamente un modello di capacità di accompagnare qualità dei servizi e solidità dei bilanci, e perché risulta assurdamente penalizzata anche nell’allocazione dei fondi disponibili: quelli per il rafforzamento della sanità territoriale previsti dal Pnrr, ad esempio, non sono arrivati perché si è ritenuto che la nostra Regione avesse già quasi conseguito gli obiettivi previsti a livello nazionale. Di fronte al gioco degli equivoci di una maggioranza il cui sindaco dichiara intangibile l’Usl unica mentre i principali partiti ne chiedono la destrutturazione per ritornare ad aziende municipali, la nostra posizione è che le scelte fatte, prima in termini di area vasta e poi di azienda unica, confermino tutta loro validità. A tal proposito basti ricordare che a metà anni ’90 l’autosufficienza della nostra rete ospedaliera per quanto riguarda i ricoveri era attorno al 65%, oggi sfiora il 95%» continua l’esponente di Forlì e Co.
«Pur esprimendo il nostro compiacimento rispetto all’annuncio dell’arrivo delle risorse regionali per il pronto soccorso di Forlì, abbiamo ritenuto importante sollecitare l’attenzione dell’Azienda sanitaria su alcune questioni: aumento della collaborazione fra ospedali nell’ottica di realizzare una vera e propria una rete ospedaliera romagnola a gestione integrata dei pazienti che passano da una struttura all’altra; rafforzamento del legame fra sanità e territorio, anche attraverso la valorizzazione del ruolo dei distretti come strumento di prossimità nella organizzazione dei servizi, e per realizzare un passo in avanti nella valorizzazione di innovazioni come le case della comunità, quali luoghi di co-progettazione attiva degli interventi; interventi a supporto delle aree interne, che si trovano a pagare in misura maggiore le debolezze dell’assistenza territoriale e la riduzione del numero di medici; promozione di sperimentazioni innovative sul fronte dei percorsi formativi, valorizzando anche gli studenti dei corsi di laurea in medicina in un più stretto rapporto coi bisogni del territorio» ha poi concluso Federico Morgagni capogruppo Forlì e Co.