Per 7 persone su 10 le cooperative sono importanti per contrastare le disuguaglianze sociali

Paolo Lucchi Federcoop

Per 7 persone su 10 le cooperative sono più importanti delle imprese di capitali per contrastare le disuguaglianze sociali e svolgono un ruolo positivo sul territorio, in particolare per tutelare le fasce più deboli, per creare opportunità per i giovani e per offrire lavoro regolare. È quanto emerge dal Report FragilItalia “Le cooperative e il loro valore per la società”, elaborato dall’Area Studi di Legacoop nazionale e Ipsos su un campione rappresentativo della popolazione italiana, inclusa la Romagna.

Le caratteristiche identitarie che vengono attribuite in maniera preponderante alle cooperative rispetto alle imprese di capitali (onestà, equità, giustizia, armonia) si collocano al 70% per le cooperative, rispetto a valori che oscillano tra il 30% e il 35% per le imprese di capitali. Il sondaggio si è concentrato su quali siano gli aspetti che qualificano il ruolo delle cooperative a livello del territorio, ovvero delle comunità in cui sono concretamente attive. Sono emersi l’impegno a tutelare le fasce più deboli (il 33% che sale al 43% nella fascia 18-30 anni), la creazione di opportunità per i giovani (29%), la capacità di offrire lavoro regolare, la spinta a rendere il mercato più giusto. Specularmente, gli intervistati valutano che se non fossero presenti le cooperative il territorio sarebbe meno ricco (65%), meno dinamico e con meno opportunità di lavoro (58%) e con più disuguaglianze sociali (52%).

Agli intervistati è stato chiesto di indicare, in una scala da 1 a 10, quanto siano importanti una serie di comportamenti che le imprese dovrebbero adottare per l’economia futura. Considerando i voti da 6 a 10, al primo posto risultano, ex aequo, il benessere lavorativo e l’attenzione alle persone e non solo ai profitti (89%), seguiti dal rispetto e tutela dei valori etico-sociali e dal sostegno e alleanza tra imprese (entrambi all’87%). All’86% si collocano lo sviluppo economico con obiettivi collettivi, il coinvolgimento attivo dei lavoratori nella vita dell’impresa, le minori differenze di stipendio tra manager e lavoratori.

«I dati di Ipsos — dichiara il presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi (nella foto)— sono certamente interessanti, poiché confermano un appeal verso i valori (civili, oltre che economici) espressi dalla Cooperazione. Sono gli stessi che abbiamo percepito in questi anni post pandemici, tra le tante start up cooperative formatesi fra giovani, in particolare in ambito universitario».

«Crisi, pandemia, guerra e inflazione: non è sorprendente che oggi le persone chiedano stabilità e benessere – ha commentato Simone Gamberini presidente di Legacoop nazionale -. Monitoriamo sistematicamente la percezione che il Paese ha delle nostre organizzazioni, ma pure dei nostri principi e valori. Una volta questa nostra attenzione era dovuta, come molti, alla cura “reputazionale”, oggi indica ben altro: gli ultimi quindici anni, con l’ampliarsi di disuguaglianze e fratture sociali, hanno affermato l’esigenza di una economia più giusta e attenta alle persone e alle comunità, non solo al lucro. La cooperazione, e il suo spirito mutualistico, è associata sempre più a un modello di sviluppo sostenibile e umano. Giovani, donne, lavoro, territorio: le nostre imprese operano ogni giorno per ridurre i divari e promuovere innovazione inclusiva. Per questo siamo certi di essere, a pieno titolo, in sintonia con un sempre più ampio bisogno di economia sociale».

«La cooperazione si conferma attrattiva nel nostro territorio — aggiunge la vicepresidente vicaria Romina Maresianche grazie ai numerosi progetti che è in grado di mettere in campo. Ad esempio a Ravenna sta nascendo l’Albergo del Cuore, un progetto di turismo sociale che vuole coinvolgere tutto il territorio, a conferma della capacità della cooperazione di fungere da catalizzatore per l’innovazione, la sostenibilità e l’inclusività».

«Di, qui, per Legacoop Romagna, la necessità di mettere a disposizione di tanti i propri strumenti organizzativi e sociali, in particolare rafforzando gli strumenti di dialogo con i tanti, soprattutto giovani, che non si rassegnano ad una situazione economica e sociale tristemente immobile come quella italiana», aggiunge la vicepresidente Giorgia Gianni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *