Si alza il sipario sulle 4 giornate di avvicinamento alla terza edizione del Festival Caterina Sforza di Forlì – L’anticonformista 2023, ispirato all’icona della guerriera di Romagna, signora della Rocca di Ravaldino. Un percorso articolato e coinvolgente, rivolto soprattutto ai più giovani, agli studenti degli istituti scolastici superiori, agli universitari ma anche a tutta la cittadinanza, che nasce dalla volontà di delineare i contorni, il contesto storico, l’esperienza e l’eredità di una donna che, nel corso della sua vita, si è resa protagonista di battaglie sociali, economiche e ambientali antesignane della modernità.
Il primo appuntamento da segnare in calendario è quello di venerdì 14 aprile 2023 alle ore 10,30 a Palazzo Romagnoli, con la storia di erranza e resilienza di Gracia Nasi, figura di donna ancora poco esplorata, nata nel 1510 – un anno dopo la scomparsa della “Leonessa della Romagna”. Sarà la docente di Storia medievale, Storia delle città e Storia e patrimonio culturale della moda all’Università di Bologna, Maria Giuseppina Muzzarelli, a guidare i ragazzi e il pubblico di Palazzo Romagnoli in questo viaggio esplorativo che si preannuncia intrigante e ricco di colpi di scena.
Maria Giuseppina Muzzarelli, tra le numerose esperienze accademiche e professionali, vanta anche quella di studiosa all’interno del comitato scientifico di “Passato e presente”, il programma Rai di Paolo Mieli, di cui è abituale ospite. Eleonora Mazzoni, Direttrice del Festival e madrina di tutte le Anteprime, descrive così la figura di Gracia Nasi, svelandone alcuni tratti e le numerose assonanze con la Leonessa di Romagna.
“Gracia Nasi viene collocata dalla Muzzarelli accanto a quella più famosa di Caterina Sforza, restituendoci l’idea di una partecipazione femminile alla vita sociale e culturale, che va al di là dell’offerta di singoli “medaglioni” isolati di donne illustri. Gracia Nasi, infatti, rimasta vedova a meno di trent’anni e costretta a lasciare prima la Spagna e poi il Portogallo in quanto ebrea, prese in mano le redini dell’azienda che si occupava di traffici internazionali, della sua famiglia e di un gruppo di correligionari, conducendoli, fra alterne e anche drammatiche vicende, nel porto sicuro di Costantinopoli, terra di rifugio e di restauro di un’identità ebraica, altrove sottoposta ad attacchi. E, come Caterina, è una figura emblematica del protagonismo femminile di quell’epoca.”