«Difficile capire dalle slide, peraltro nemmeno anticipate agli interlocutori, cosa implichi nel concreto per i nostri territori, i sindaci, i cittadini e gli operatori della sanità, il nuovo piano di riorganizzazione dei servizi di emergenza e urgenza illustrato dall’assessore Donini negli incontri con le Conferenze territoriali socio-sanitarie. Secondo quanto dichiarato dalla stessa Regione in risposta ad un accesso atti della Lega, “tali slides rappresentano una mera traccia espositiva, utilizzata in seno alle Conferenze territoriali socio-sanitarie come in altre sedi, al fine di agevolare il confronto sul tema non esiste uno specifico documento utilizzato per predisporle, anche in considerazione del fatto che il riordino della sanità regionale, oggetto dell’illustrazione, è materia in divenire e fonte di progressive valutazioni e confronto”. Se ne deduce che, ancora una volta quando si parla di sanità, la Regione naviga a vista» è l’attacco del consigliere regionale della Lega Massimiliano Pompignoli.
«Sebbene nelle intenzioni il piano presentato da Donini possa contenere delle posizioni condivisibili e degli obiettivi trasversalmente auspicabili, oggi non siamo in grado di capire cosa comporti nella pratica questa riforma e se sia perseguibile. Lo scenario è tanto drammatico quanto nebuloso. Le domande senza risposta sono numerose e strategiche. Cosa sono realmente questi Centri di Assistenza e Urgenza, i cosiddetti CAU? Come funzioneranno? Chi sono i medici e gli infermieri che ne costituiranno l’ossatura, vista la cronica indisponibilità di personale qualificato?! Ci saranno delle ripercussioni per i Comuni più piccoli? Che dire poi del rischio di depotenziamento delle strutture locali?» si domanda il leghista.
«Di questo e molto altro l’assessore Donini dovrà rendere conto non solo in maniera più dettagliata, ma anche in ulteriori sedi e con gli interlocutori opportuni. Ad oggi, infatti, il piano non solo non è stato presentato in commissione sanità, ma non è stato nemmeno anticipato ai sindacati, alle organizzazioni professionali e agli altri numerosi stakeholder. Non credo che sia questo il modo giusto di procedere. Da Donini ci aspettiamo un confronto franco, più inclusivo, volto alla condivisione di un progetto che sappia calarsi sulle singole realtà locali, senza distruggerle o depotenziarle. L’auspicio, dunque, è che non si replichi, su larga scala, l’effetto Mike 42» conclude Pompignoli.