Il Giro d’Italia è da sempre una manifestazione sportiva popolare che ci emoziona ogniqualvolta attraversa le nostre strade. Domenica 14 maggio 2023 l’unica tappa romagnola a cronometro sarà Savignano sul Rubicone-Cesena ed i preparativi sono già incominciati. Non pochi avranno notato la consuetudine di sistemare il manto stradale delle vie in cui passeranno i corridori. Lo so entriamo nella retorica e nel populismo più banale ma qualche riflessione va fatta.
È certamente opportuno ripristinare il manto stradale perfino delle strade di campagna che fino a qualche giorno fa erano insignificanti ma sono diventate importanti con il passaggio dei professionisti, ma se pensiamo che la nostra zona è terra di ciclisti “normali” che praticano questo sport tutto l’anno, un po’di polemica credo sia doverosa. Se poi aggiungiamo che qui il cicloturismo è parte dell’economia turistica romagnola e della tanto acclamata destagionalizzazione, tale situazione garantisce legittimità alla polemica.
È certamente vero che l’Emilia Romagna è una regione con un buon sviluppo di piste ciclabili se paragonato al resto delle regioni italiane, fatta eccezione per il Trentino che resta nell’olimpo, ma resta il fatto che in materia di manutenzione stradale la sensibilità politica per le due ruote non è all’altezza dello sviluppo cicloturistico che questa regione meriterebbe. Oggi il cicloturismo trova lidi più affidabili mentre la nostra offerta arranca sempre di più, nonostante le nostre colline ed i nostri borghi sono peculiarità che altri paesi sognano. Le risorse del Pnrr destinate alla manutenzione straordinaria delle strade sono irrisorie, servirebbero decine di miliardi per constatare un cambiamento apprezzabile nel Belpaese.
Di fatto le risorse non ci sono, ma come accade per altri provvedimenti governativi, si possono trovare ed in tre modi. Il primo è tagliare le spese, il secondo è trovare dette risorse introducendo tasse ma in entrambi i casi si perdono consensi. La terza strada è politica allo stato puro e cioè destinare le risorse che abbiamo in modo diverso, tradotto anziché mettere fondi per il progetto A, rinunciarvi e destinarli al progetto B, in questo caso alla manutenzione stradale. Si trovano risorse pubbliche per aeroporti che falliscono (Forlì docet), le cui tratte in realtà “esportano” turisti romagnoli anziché aumentare l’afflusso di quelli in arrivo in Romagna.
Si sono trovati per nuovi caselli autostradali (Gatteo docet) e non ancora per la strada che dall’uscita del suddetto conduce i turisti al mare le cui condizioni sono pietose da anni. Sui giornali poi il problema manto stradale non trova lo spazio che meriterebbe, orsi, Olindo e Rosa o i rave party animano maggiormente il dibattito politico che poi produce i “necessari” interventi legislativi. A ciò si aggiunge il fatto che gli operatori turistici o meglio i loro rappresentanti di categoria, sull’argomento sembrano rassegnati, comprensibile, ma fatemi un favore, lasciate il passo. Tornare competitivi nel panorama cicloturistico europeo è un obbiettivo politico da perseguire senza se e senza ma, anche se ormai la Spagna sembra irraggiungibile e la rassegnazione regna sovrana. Ad oggi quindi la manutenzione stradale continua ad essere un fatto straordinario… come il Giro d’Italia.
Giorgio Venturi