Per la rassegna un’opera al mese “Il lavoro” di Mario Sironi

Teatro Diego Fabbri

Dopo il successo di pubblico della serata di marzo dedicato al dipinto di Depero “Tornio e Telaio”, venerdì 5 maggio 2023 alle ore 20,45, al Teatro Diego Fabbri di Forlì con ingresso gratuito, torna “Un’Opera al Mese”, la rassegna pensata per far conoscere i capolavori dei Musei Civici di Forlì. Promossa dall’Assessore alla Cultura Valerio Melandri, il ciclo di appuntamenti è ideato dal Dirigente alla Cultura Stefano Benetti e realizzato dal Servizio Cultura in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei di Forlì presieduta da Raffaella Alessandrini.

L’opera protagonista della serata sarà il pregevole dipinto di Mario SironiIl lavoro” del 1950 del Museo Civico di Palazzo Romagnoli che verrà esposto al pubblico per l’occasione. “Con questo nuovo appuntamento – precisa l’assessore alla Cultura Valerio Melandricontinua il nostro viaggio alla scoperta dei grandi maestri del Novecento che fanno parte della Collezioni Verzocchi attraverso un nuovo modo di comunicare l’arte. Dopo De Chirico e Depero, ora è la volta di Sironi”.

Ad illustrare il dipinto sarà Danka Giacon, Conservatrice del Museo del Novecento di Milano che da molti anni si occupa di studiare l’artista. Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961) – racconta Danka Giacon – realizza il dipinto Il lavoro nel 1949 accogliendo l’invito dell’impresario edile Giorgio Verzocchi. L’imprenditore infatti intende realizzare una raccolta di dipinti “in qualche modo utile alla pittura italiana” dedicata al tema del lavoro e nella selezione di artisti cerca “di scegliere fra i pittori alcuni esponenti delle più varie e anche opposte tendenze affinché la raccolta, per l’unicità del tema, assumesse carattere panoramico”. E con questa finalità non poteva mancare, tra gli artisti allora viventi, un grande maestro, protagonista della prima metà del secolo artistico italiano, come Mario Sironi.

Il tema, inoltre, calza bene all’artista, attento già dagli anni precedenti alla rappresentazione del “lavoro” e dei lavoratori, dai pescatori ai contadini degli anni venti al grande disegno per la vetrata “La Carta del Lavoro”, opera commissionata al pittore dal ministro Giuseppe Bottai nel 1931 per lo scalone d’onore del Palazzo delle Corporazioni. La commissione di Verzocchi giunge però in un momento particolare della vita dell’artista che, dopo la caduta del fascismo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale si trova a meditare sul fare pittura e a trovare nuove, meno consolidate, soluzioni pittoriche. Sono anni in cui la fortuna critica viene meno ma non manca il sostegno dei collezionisti, proprio come con la commissione di Verzocchi.

Il mutamento di pensiero che Mario Sironi matura in questi anni si legge particolarmente in quest’opera dove appunto l’artista torna a confrontarsi con uno dei temi a lui più cari. Nel dipinto non si trova più la maestosità e la grandiosità del lavoratore al centro della scena, come appunto negli anni venti e trenta, ma l’uomo diviene quasi marginale, raffigurato nell’angolo in alto a sinistra, incorniciato in una delle tre sezioni in cui è tripartita la scena. Non manca però la tragicità dell’uomo ancora al lavoro, tratto che contraddistingue l’artista nel corso di tutta la sua lunga carriera”.

Giunta così al suo undicesimo appuntamento, la rassegna “Un’Opera al Mese”, attraverso la narrazione di autorevoli studiosi, è stata un’occasione per promuovere e far conoscere grandi artisti e grandi capolavori appartenenti alle collezioni antiche e moderne dei Musei Civici forlivesi: dalla “Ebe” del Canova alla “Dama dei Gelsomini” e al “Pestapepe”; dal Beato Angelico al Palmezzano e al Cagnacci; da Wildt a De Chirico a Depero. Ora è la volta di Sironi.

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