Forlì Città Aperta: le nostre proposte post alluvione

manifestazione piazza Saffi

«A fronte di una comprensibile difficoltà nell’affrontare una situazione emergenziale, Forlì Città Aperta chiede di essere parte della ricostruzione e che le venga riconosciuto un ruolo attivo nel ripensare il rapporto tra città e natura, istituzioni e cittadinanza. Sentiamo forte la necessità di spazi di discussione e confronto trasparenti e partecipati in cui la cittadinanza sia direttamente coinvolta. Chiediamo che l’Amministrazione comunale si renda disponibile a questo percorso cittadino condiviso e che si faccia promotrice delle istanze emerse e che emergeranno nelle sedi istituzionali, anche quelle regionali e statali, quando non di sua diretta competenza. Perché tutto questo sia possibile chiediamo che a questo primo momento di incontro ne seguano altri, programmati e periodici, che si affianchino e sostengano i percorsi istituzionali e i tavoli specifici con i soggetti preposti, in cui valutare e monitorare le azioni e decidere insieme la direzione futura.

In quest’ottica, l’8 giugno abbiamo autonomamente organizzato un’assemblea cittadina da cui sono emerse diverse criticità e richieste che vogliamo porre urgentemente all’attenzione dell’Amministrazione comunale. A quasi un mese dall’alluvione non è ancora stato nominato un Commissario Straordinario per l’emergenza. Chiediamo che venga richiesta al governo questa nomina con urgenza e senza ulteriori attese nella consapevolezza che la conoscenza del territorio è elemento fondamentale e qualificante. Al netto dell’instancabile lavoro di tecnici e operatori dell’emergenza, Forlì sconta complicazioni che continuano a rinviare l’uscita da questa fase generando preoccupazioni per le persone alluvionate. Nonostante il lavoro fatto, ci sono ancora situazioni di allagamenti.

Alcuni di questi ancora non risolti dal 16 maggio e altri emersi o riemersi successivamente per via delle problematiche alla rete fognaria che non riesce a reggere le piogge. Questo non può restare in capo al privato cittadino già colpito dai danni alluvionali. Serve determinare chiarezza nel sistema di intervento pubblico, con una “task force” i cui riferimenti siano chiari e l’intervento sia urgente. A questo si aggiunge il fatto che alcuni edifici ancora non hanno corrente elettrica generando importanti impedimenti al ripristino degli alloggi e al rientro delle persone nelle proprie abitazioni. L’assenza di un censimento dei bisogni determina nei fatti l’impossibilità di conoscere l’esatta condizione delle persone alluvionate, tra le quali ci risultano diffusi casi di fragilità, solitudine e mancanza di reti familiari a supporto. Se da un lato la centralizzazione degli aiuti al centro di distribuzione beni di prima necessità alla Fiera può determinare l’uscita dalla prima fase emergenziale, dall’altro preoccupa la distanza tra questo e i quartieri in cui vivono le persone colpite dall’alluvione. Chiediamo di conoscere come l’amministrazione comunale stia prendendo in carico questo forte disagio.

L’emergenza abitativa già presente a Forlì prima dell’alluvione, si è fortemente aggravata. Servono ulteriori soluzioni abitative che tengano conto sia dell’urgenza in questa fase che della necessità di definire, già da ora, soluzioni strutturate che aumentino la dotazione di alloggi pubblici a canone calmierato. L’alluvione ha generato traumi e cicatrici anche a livello emotivo e psicologico. Chiediamo che questo aspetto non sia trascurato e che le forme di sostegno e assistenza siano potenziate, affinché siano al servizio di tutta la cittadinanza nell’immediato così come sul medio e lungo periodo. A fronte di una stima dei danni di almeno 7-8 miliardi di euro, il Decreto Alluvione ha stanziato fondi iniziali per circa 1,6 miliardi. Crediamo che questa cifra sia fortemente inadeguata e chiediamo che l’amministrazione si faccia promotrice della richiesta di velocizzare lo stanziamento di tutte le risorse necessarie a completa copertura delle esigenze dei territori e dei danni subiti, attingendo a risorse che non taglino ulteriormente i fondi di sanità, istruzione e welfare, già fortemente inadeguati ai bisogni presenti prima dell’alluvione.

Tra la popolazione alluvionata emergono nuovi bisogni che necessitano della definizione di nuovi servizi sociali, sanitari, ricreativi ed educativi in particolare per le fasce della popolazione più fragili. Servizi che per essere predisposti necessitano di una conoscenza specifica, per questo riteniamo non rinviabile un censimento pubblico casa per casa come anche via per via. L’alluvione ha spazzato via, in diversi quartieri, i luoghi pubblici di aggregazione (circoli, parchi, luoghi anche informali di incontro). Serve una progettualità immediata e futura con una particolare attenzione a giovani, anziani e disabili, superando anche alcuni limiti già esistenti prima del 16 maggio e resi più evidenti nell’ambito del contesto emergenziale. Nelle zone verdi della città, in particolare il Parco Urbano, fino ad ora la priorità è stata liberare i parcheggi, riversando il fango sul prato e creando un problema per il soffocamento delle radici. È necessario intervenire subito per non perdere alberi che hanno decenni di vita e che non possono essere sostituiti in tempi brevi.

Salvare il Parco Urbano e tutti gli spazi verdi cittadini è una questione oltre che ricreativa e di benessere anche ambientale e sanitaria. Nell’ambito del primo decreto aiuti e delle prime misure a supporto della popolazione riscontriamo l’assenza di alcuni interventi che chiediamo rapidamente siano sviluppati, tra questi: moratoria costi bollette per il periodo di pulizia degli edifici (almeno dal 16 maggio al 15 luglio) che non sia solo una spostamento in avanti o una rateizzazione dei costi, ma una cancellazione o ricalcolo sulla base dei consumi medi pre-alluvione; contributi per ridurre l’impatto dei costi dei servizi educativi e sociali sia pubblici sia convenzionati (centri estivi, centri diurni per anziani, trasporto pubblico locale, tasse scolastiche a settembre per tutte le fasce di età) per le persone e famiglie alluvionate.

Chiediamo altresì di valutare forme di sostegno al reddito nelle condizioni di maggiore difficoltà. Slittamento del termine di presentazione delle domande di saldo, attualmente fissato al 31 ottobre 2023. Prima di poter rientrare nelle case e procedere al reintegro dell’arredamento è necessario attuare attività di manutenzione difficilmente terminabili in tempi brevi (risanamento dei muri, impianti, infissi ecc…) anche in considerazione della concomitanza con gli interventi interessati dal bonus 110% e delle difficoltà di reperire materiali e artigiani nei mesi estivi, in particolare ad agosto. Superare la “deadline” della sospensione delle bollette e dei tributi a novembre determinando rateizzazioni a lungo periodo e senza interessi che possano scongiurare l’accumulo di debiti che, con un’unica scadenza, sarebbero difficilmente adempibili.

Serve una cabina di regia “ricostruzione, ambiente e legalità” sulla gestione fondi/ristori alluvione. Ci sono necessità e interesse da parte di tutta la comunità a rendere trasparente la gestione, il monitoraggio e la rendicontazione sull’utilizzo dei fondi a disposizione, così come a rendere partecipati i criteri e gli obiettivi di intervento. Serve una fotografia aggiornata del patrimonio pubblico alluvionato come anche dei tempi e delle modalità di risanamento e di messa in sicurezza. Vi è necessità di interventi di ripristino del territorio immediati, ma anche di prospettiva. È evidente che la frequenza di eventi climatici improvvisi ed estremi sia la realtà dei fatti, per questo chiediamo un impegno celere, deciso e radicale verso una sostenibilità ambientale che vada oltre alla manutenzione degli argini con un ripensamento dell’urbanistica che tenga conto dei bisogni delle soggettività umane come anche dell’intero ecosistema. Infine, riteniamo necessario riconsiderare la sicurezza del territorio a partire da nuovi piani di gestione dell’emergenza e contrasto al dissesto idrogeologico».

Forlì Città Aperta

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