Da oggi venerdì 16 a domenica 18 giugno si celebrano in tutta Europa le Giornate europee dell’archeologia con una ricca serie di iniziative. Nella Romagna ferita dall’alluvione il programma 2023 è per forza di cose meno ricco e ci sembra opportuno inserirci in questa ricorrenza per ricordare che anche a Forlì esiste un Museo archeologico, chiuso da quasi ventisette anni.
«Sin dal 2014 la nostra Associazione – si legge in una nota di Italia Nostra – ha cercato di contribuire a mantenere viva nella nostra città la consapevolezza sul ricco patrimonio archeologico del nostro territorio, un impegno culminato a partire dal 2022 nel ciclo Archeologia in dialogo. Il Museo “A. Santarelli” come luogo di relazioni, ricerca, conservazione, giunto alla seconda edizione con appuntamenti fino al prossimo autunno.
La grande partecipazione di pubblico ai nostri incontri, così come le iniziative di divulgazione e sensibilizzazione presenti sui social da qualche anno, testimoniano un interesse vivo e diffuso che purtroppo da lungo tempo non trova risposta nella programmazione culturale cittadina».
«La scomparsa del Museo archeologico dalle pagine informative del Comune di Forlì è la prova della scarsa considerazione in cui è caduta una parte considerevole del nostro patrimonio. Se non fosse così, gli organizzatori del Festival di Caterina Sforza avrebbero sfruttato la concomitanza per inserire un momento dedicato all’archeologia fra food truck e rievocazioni. Poteva ad esempio essere l’occasione per riportare in luce i materiali dai sotterranei della Rocca di Ravaldino e riferibili all’epoca di Caterina, già esposti nel 2009. Oppure per informare finalmente la cittadinanza sugli spazi che saranno destinati alle collezioni archeologiche nella nuova ala dei Musei San Domenico, sui quali sussiste grande vaghezza. Sarebbe stata l’occasione giusta per affrontare il problema della collocazione dei materiali nelle cantine a rischio allagamento del museo a cui pare siano destinati. Ancora una volta, dunque, chiediamo all’Amministrazione una presentazione pubblica dei progetti che coinvolgono i contenitori culturali e i depositi, progetti sui quali gli eventi recenti non potranno non influire, soprattutto per quanto riguarda l’uso dei sotterranei».