Come ogni anno sono state assegnate in questi giorni le Bandiere Verdi alle località balneari romagnole ritenute adatte ai bambini e proprio per questo, selezionate da un campione di pediatri. Assegnate la prima volta nel 2008 mediante una ricerca ideata e condotto dal professor Italo Farnetani, continuano imperterrite a lasciare enormi dubbi riguardo alla valutazione che viene fatta in materia di qualità delle acque di balneazione. Ma prima di analizzarne la discutibile analisi dei pediatri ecco la lista delle località balneari in cui quest’estate sventolerà il vessillo verde: Bellaria–Igea Marina, Cattolica, Cervia – Milano Marittima-Pinarella, Cesenatico, Gatteo Mare, Misano Adriatico, Ravenna – Lidi Ravennati, Riccione, Rimini, San Mauro Mare.
I requisiti necessari per ottenere la Bandiera Verde sono: la presenza di sabbia sulla spiaggia, lo spazio tra gli ombrelloni per giocare, acqua che non diventi subito alta, la presenza dei salvataggi, attrezzature per i bambini e opportunità per i genitori (negozi, bar, ristoranti, strutture sportive). Poi necessario, ed aggiungo io logico, pure un’idonea qualità delle acque di balneazione. Quest’ultima valutazione viene fatta dai pediatri, si legge sul relativo sito web: “attraverso le strutture istituzionali e pubbliche e le Ordinanze di chiusura della balneazione emesse dai sindaci in seguito alle analisi delle Arpa regionali”. Ed è qui che casca l’asino, o meglio fa proprio uno “smatarone” e stramazza a terra proprio alla luce delle ordinanze sindacali di divieto alla balneazione, delle analisi mensili di Arpae e delle ordinanze sindacali di chiusura causate dall’apertura automatica degli scolmatori fognari in seguito alle piogge.
Analizzando i documenti Arpae della stagione scorsa a cui i pediatri si sarebbero affidati, notiamo una acclarata miopia nella valutazione dell’idoneità balneare di alcune località. Per esempio i prelievi stagionali documentano che a Riccione il 25% delle analisi ha sforato i limiti di legge causando di conseguenza 12 chiusure della balneazione. A Bellaria il 23% e 7 chiusure. A Rimini il 21% con 21 divieti di balneazione mentre a Cervia il 23% con 7 chiusure, a Misano Adriatico il 17% con 4 chiusure e infine Cattolica il 13% con 4 chiusure temporanee della balneazione.
Finita qui? Macché! A queste chiusure della balneazione andrebbero aggiunte anche le chiusure, anch’esse firmate dai primi cittadini, in seguito all’apertura automatica degli scolmatori fognari, là dove presenti, quando piove abbondantemente. Scolmatori che riversano in mare i liquami causando inevitabilmente il divieto di balneazione per 18 ore. Giusto per rendersi conto dell’entità di queste misure preventive è sufficiente ricordare che a Rimini gli specchi d’acqua balneabili interessati a queste misure a tutela della salute pubblica (e dei bambini) sono 10, per un fronte spiaggia di diversi chilometri.
L’anno scorso le aperture degli scolmatori a Rimini sono state ben 54 ed hanno causato altrettanti divieti di balneazione. Quindi 54 più le 21 chiusure causate invece da sforamenti delle analisi di routine fa 75. Come hanno fatto quei pediatri a ritenere adatte per i bambini le acque di balneazione ed assegnare la Bandiera Verde a Rimini? Riccione, con molti meno specchi d’acqua balneabili (8) l’estate scorsa ha avuto 10 episodi di sversamenti fognari a cui vanno aggiunte come sopra, le chiusure temporanee da sforamento analisi, arrivando così ad un totale di 22. Cattolica con i suoi 5 specchi d’acqua, ha avuto 16 scolmate fognarie dopo le piogge e 4 chiusure dopo le analisi di routine, portando così il totale a 20.
Alla luce dei dati documentali e pubblici, propongo di sostituire per la prossima assegnazione della Bandiera Verde, i pediatri con gli oculisti.
Giorgio Venturi