Introduco questo mio lavoro con una premessa a mio parere doverosa. Tutto quello che dirò scaturisce da un mio piccolo archivio personale costruito in tanti anni di ricerche e di acquisti presso i rigattieri del mitico, scomparso mercatino del “ferro vecchio” in piazza del vescovo. Perché? Non mi è stato possibile consultare il vero archivio dell’Istituto perché non esiste all’Archivio di Stato e anche nella Scuola non mi è stato possibile rintracciare alcunché. Esisterà questo archivio forse sì, ma nessuno ha saputo dirmi con certezza dov’è. Per cui per me è come se non esistesse. E pensare che l’Archivio di Stato ha la delega dalla Soprintendenza Archivistica Regionale per il controllo su tutti gli archivi pubblici e privati della provincia.
Io ho insegnato tanti anni in quest’Istituto e a lui mi ha sempre legato rispetto e affetto come nei confronti dei tanti studenti che sono stati con me nel mitico triennio sez. F e che ancora oggi hanno nei miei confronti un rispettoso e amichevole rapporto. Tanti di loro sono riusciti nella vita. Sono liberi professionisti, avvocati: Giovanni Amadori, Federico Bosi, commercialisti: Mauro Ravaioli, Davide Santi, Alessandro Aranzulla o dirigenti di alto livello come Andrea Seminara responsabile della Filiale di Cesena di un importante Istituto Bancario di livello nazionale. Non voglio dimenticare Maurizio Giulianini ed Enrico Zanfini che nel settore bancario offrono le loro competenze, le loro capacità e una disponibilità umana che non solo soddisfa il loro interlocutore ma che li mette in luce fra tutti. Voglio anche citare il dott. Alessandro Sangiorgi per anni responsabile di un resort in Tanzania e oggi operatore di macchina in un importante network televisivo nazionale. Questi solo per citarne alcuni, mi scuso con gli altri che ugualmente sono in me presenti sia per la loro intelligenza, le loro capacità e diciamolo pure talvolta con la loro fragilità. Sono testimonianze che premiano me ed il mio lavoro, soprattutto le loro capacità.
Qualche mese fa ho ricevuto l’invito da parte della Sig.ra Carla Berti della quinta dell’anno scolastico 1981/82 per una rentreé. Ho rinunciato e nei doverosi ringraziamenti ho detto che io voglio ricordarli nella loro splendida giovinezza ed io nella mia migliore maturità. Fra questi dell’81/82 voglio citare un personaggio che già allora si faceva notare per la sua estrosità. E’ Albert (per la madre olandese) Matteucci, abile disegnatore, pieno di idee, estroverso ed ancora oggi quando ci incontriamo mi parla delle sue iniziative una più incredibile dell’altra. Oggi è famoso per il suo falco Huma. Direi che è tempo di abbandonare questi ricordi.
È mio intendimento trattare della scuola di cui nel titolo, per cui mi appare necessaria una premessa di carattere storico-politico per introdurre la nascita e successivamente l’evoluzione di questo Istituto. Bisogna risalire alle premesse della nascita del Regno d’Italia e precisamente alla gestione dell’Italia settentrionale da parte del dittatore Luigi Carlo Farini che si interessò dell’annessione al Regno di Sardegna il 18 marzo 1860, delle regie provincie dell’Emilia unitamente ai territori delle Legazioni delle Romagne. È quindi precedente all’Unità d’Italia il riordinamento della pubblica istruzione ordinato con Regio Decreto del 13 novembre 1859 noto come legge Casati n. 3725 del Regno di Sardegna entrata in vigore nel 1861 ed estesa, dopo l’unificazione nazionale, a tutta l’Italia (Regio Decreto 28 nov. 1861 n. 347). La legge, riforma in modo organico l’intero ordinamento scolastico, dall’amministrazione all’articolazione per ordini e gradi, alle materie di insegnamento, affermando la volontà dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica in sostituzione della Chiesa che da secoli era stata l’unica ad occuparsi dell’istruzione. Introduce inoltre l’obbligo scolastico nel Regno.
Così anche in Forlì sorge una nuova dimensione scolastica. A noi interessa, vista la premessa, la storia dell’Istituto Tecnico forlivese. Sempre il Governatore (non più dittatore) delle Regie Provincie dell’Emilia aveva emesso da Modena il 14 febbraio 1860 un decreto che così recitava nell’art. 1 «Nella città di Forlì è fondato un Istituto Tecnico Agronimico ( così è scritto)» firmato Farini. Il 19 marzo 1860 anche l’Intendente Generale comunica alla Commissione Amministrativa Provinciale che in base ad un decreto del Governatore Generale è stabilita la fondazione in questa città di un Istituto Tecnico Agronomico.
Così scrive l’allora Provveditore agli Studi nella provincia di Forlì … «Per benigna disposizione di S.E. il Signor Ministro di Agricoltura ecc.ecc. il 6 del prossimo marzo (1862) si aprirà in Forlì l’Istituto Tecnico già decretato dal Governatore delle Regie Provincie dell’Emilia. Si avranno in esso per ora le due Sezioni Commerciale-Amministrativa e Fisico-Matematica. Sarà in appresso aggiunta l’Agronomica. Forlì 23 febbraio 1862 – firmato Il Provveditore Luigi Buscaroli».
Come abbiamo visto alle due sezioni sopraccitate si aggiungerà la sezione di Agrimensura e Agraria che nel 1876 si dividerà in Agrimensura e Agronomia. Purtroppo nell’anno scolastico 1879/80 per mancanza di alunni quest’ultima scomparve. Così per meglio chiarire, la sezione Commerciale-Amministrativa noi la chiameremo Ragioneria e la Fisico Matematica e Agrimensura Geometri. Precedentemente non è che Forlì non avesse scuole. È da ricordare il Ginnasio Comunale le cui spese erano coperte dall’eredità Baldraccani, e per la maggior parte dall’eredità del 1764 di Vincenzo Cesarini Mazzoni che aveva disposto che in Forlì si aprisse un Ginnasio pubblico e si creasse una biblioteca. Questo dopo l‘unità (1865/66) fu trasformato in Ginnasio-Liceo sulla traccia dell’esperienza napoleonica e fu intitolato nel 1865 a G.B.Morgagni.
Sia l’Istituto Tecnico che il Ginnasio-Liceo avevano sede in quello che da allora fu chiamato Palazzo degli Studi, già Casa dei Padri della Missione, oggi Palazzo della Provincia, eretto nel 1713, a proprie spese dal Cardinale Fabrizio Paolucci. Il 2 marzo 1862 ecco gli esami di ammissione e l’8 marzo l’inaugurazione dell’Istituto Tecnico in forma solenne con la presenza di tutte le Autorità e con il discorso del Preside Tommaso Zauli Saiani. Vogliamo dire qualche parola su questo personaggio? Nato a Forlì nel 1802, la sua vita è contrassegnata da svariate attività: poeta, letterato, oratore, soprattutto patriota. Infatti partecipa all’avventura della Repubblica Romana, esule, ma soprattutto insegnante: Direttore del Ginnasio, Sovraintendente alla Biblioteca e infine legato all‘Istituto Tecnico di cui regge la Presidenza per dieci anni. Sua moglie è Ifigenia Gervasi, poetessa. Lui scompare il 22 luglio 1872, lei nel 1883. Ad ambedue è stata dedicata una via in Forlì.
Nel 1861/62 l’Istituto conta 9 classi con 16 studenti e 5 uditori. L’anno dopo gli studenti diventano 19 e successivamente 32. Bisogna arrivare al 1905 per avere 100 alunni e nel 1911 ben 200. È da ricordare anche l’esistenza di un Convitto maschile che nasce il 2 gennaio 1861 e continuerà nel tempo. Il costo era di Lire 30 mensili anticipate. In questo Convitto esistevano però anche posti gratuiti. Penso che sia superfluo ricordare come l’economia cittadina era oltremodo povera: o lavoro in campagna o bracciantato, a questo proposito voglio citare Giacomo Santarelli quando scrive nel 1831 per i lavori ai giardini pubblici e per la strada Porta S.Pietro – Schiavonia: “… questa mattina si sono presentati 911 individui, 223 sono donne il resto braccianti e contadini…” Queste erano le possibilità di lavoro in Forlì. Quindi le famiglie avevano difficoltà a pagare la retta e quindi mantenere i figli a scuola. Così l’Amministrazione soccorreva i più bisognosi e quando i posti gratuiti erano esauriti interveniva, ne ho la testimonianza, deliberando di elargire un sussidio mensile di Lire 40 per l’intero anno scolastico. Era molto? era poco? Non è dato sapere. I giovani beneficiati dovevano però frequentare regolarmente e lodevolmente l’Istituto. Non solo questo, esistevano anche degli interventi “ad personam” come nel caso di Turchi Alighiero che nel 1868 viene definito dal Sindaco “nullatenente e miserabile” per uso scolastico. Oppure come Rocchi Tommaso di Biagio che il Sindaco Augusto Matteucci Bordi definisce in tali ristrettezze economiche tanto da intervenire presso T.Zauli Saiani affinché gli conceda l’esenzione dalle tasse scolastiche. Come questi citati chissà quanti altri.
Nel 1882 il Ministero dell’Istruzione sollecita la Giunta di Vigilanza (istituita nel 1865, poi soppressa nel 1924, Presidente Pellegrino Canestri Trotti)) ad intitolare l’Istituto “al nome di uno di quegli eroi della scienza … che tanto contribuiscono alla grandezza e alla gloria della Patria nostra”. Il Consiglio degli insegnanti propone il nome del fisico forlivese Carlo Matteucci Senatore e primo Ministro della Pubblica Istruzione del Regno (scomparso a Livorno nel 1868) e questa proposta trova pieno consenso nella Giunta e nel Ministero.
Nel 1911 si commemora in forma solenne il cinquantenario della fondazione dell’Istituto e contemporaneamente il centenario della nascita dell’illustre Carlo Matteucci. Viene posta una lapide nell’atrio del palazzo degli studi e un busto del fisico forlivese nell’aula di fisica dell’Istituto. Nel 1921 il 24 maggio si inaugura una lapide a ricordo dei 17 studenti dell’Istituto caduti in guerra. Questa posta nell’atrio dell’ingresso è di Bernardino Boifava (vedi gli altorilievi nel monumento ai caduti nel piazzale della Vittoria): una lastra di marmo di Verona sormontata da una lunetta allegorica in bronzo raffigurante la gloria che accoglie fra le braccia l’eroe morente; sull’orlo della lunetta il motto “gloria tibi brachia pandit”.
Ma proseguiamo nel percorso storico del nostro Istituto. Dopo tanti studenti ecco che compaiono anche le studentesse. Nel 1894 è rappresentato da un numero irrisorio, ma che è un simbolo dell’apertura della Scuola all’elemento femminile. Sono solo 2 studentesse. Nel 1922/23 diventano però ben 80. La sezione di Commercio e Ragioneria ne ha avuto sempre il maggior numero. Abbiamo ricordato quest’anno scolastico il 1922/23 perché voglio che vediate come questi studenti/studentesse ed i loro professori celebravano il raggiungimento del Diploma. Si tratta di un pannello elaborato da due artisti forlivesi in due arti diverse: il disegno e la fotografia. Vi parlo di Maceo Casadei, che penso tutti conoscano o addirittura abbiano in casa un suo dipinto, ed Edgardo Zoli che con la sua arte fotografica ha celebrato la nostra città, tanto che il suo archivio è stato donato dal nipote Giancarlo alla Biblioteca come patrimonio della città.
Il pannello misura cm. 35 x 26 nella parte superiore è ricco di fregi e di figure (di Maceo) con la scritta Licenziandi – R. Istituto Tecnico – Ragioneria, nella parte centrale a sinistra e a destra le scritte Forlì e 1922-23 e al centro compaiono superiormente le foto di 5 professori ( fra cui Galileo Balestra, Preside nel 1918/19 ed anche successivamente) e in basso quelle di 8 studenti e di ben 13 studentesse. Ecco, come vediamo, l’elemento femminile diventa predominante. Non credo che di queste testimonianze ne siano rimaste molte, io ne sono in possesso perché fa parte della storia della mia famiglia. Nell’ultimo riquadro in basso a sinistra, purtroppo non è visibile perché bianco su bianco è scritto in caratteri maiuscoli: Fot. Art. E. Zoli – Forlì.
Fra le licenziande di quell’anno c’è Olga Bertaccini, sorella del padre di mia moglie, classe 1904. La sua foto è nella fila in basso terza da destra. Dal 1° ottobre 1923, per la riforma legge 6 maggio 1923 n° 1054 gli studenti della sezione Fisico-Matematica vengono trasferiti nel R. Liceo Scientifico. Così rimangono Ragioneria e Geometri. Gli iscritti dalla data della fondazione a tutto il 1924 è di 2661 dei quali 1021 licenziati. Tra i primi licenziati più famosi un personaggio poco conosciuto, se non per il nome che dà in Forlì ad un lungo rettilineo: Via Eugenio Bertini. Di famiglia modesta, e diplomato all’Istituto tecnico (geometri) della sua città scopre il suo talento per la matematica. Tuttavia la famiglia non è in grado di mantenerlo agli studi. Solo con l’intervento della Congregazione di Carità forlivese, Bertini riesce ad entrare in Università, inizialmente per studiare ingegneria, poi per dedicarsi esclusivamente alla matematica. Diventa un illustre matematico italiano considerato uno dei fondatori della scuola italiana di geometria algebrica.
Non solo lui, fra gli studenti dell’Istituto Tecnico famosi dobbiamo citare anche l’Ing. Rambaldo Bruschi (1885/1966, del quale abbiamo parlato in altro articolo) benefattore e donatore di ben 10 miliardi nel 1966 all’Ospedale G.B.Morgagni e il Cap. Rag. Orlando Zanchini (1888/1916), due medaglie d’argento, eroe della grande guerra. E’ stato proprio in quest’occasione trattando di loro due che in me è nato l’interesse per l’Archivio. Infatti avrei voluto consultare l’elenco dei diplomati del 1903 e del 1906, anni dei loro diplomi. Come potete immaginare non mi è stato possibile.
L’Istituto ha partecipato a diverse manifestazioni: a Padova nel 1870, a Vienna nel 1872, a Parigi nel 1878, a Torino nel 1898 con medaglia d’argento, ancora Parigi nel 1900 sempre con medaglia d’argento, esposizione di Ravenna nel 1904 con medaglia d’oro, a Roma sempre nel 1904 ancora medaglia d’oro. Anche nelle manifestazioni ginniche gli studenti del Tecnico si sono distinti, e sono stati premiati in vari concorsi ginnici nazionali come a Genova nel 1892 (feste Colombiane) e la conquista della medaglia d’argento e a Torino nel 1911 con premio di I° grado. Il Regio Decreto 31 agosto 1933, n.2286 trasforma il Regio Istituto Tecnico “Carlo Matteucci” in Regio Istituto Tecnico Commerciale ad indirizzo amministrativo e per geometri, in virtù della preesistenza della sezione di agrimensura.
Col passare degli anni la situazione economica forlivese si trasforma con un’industrializzazione che permette alle famiglie un reddito migliore e costante tanto da consentire ai giovani di frequentare gli Istituti. Aumenta così il numero degli iscritti e il Palazzo degli studi non è più in grado di ospitare tutte le classi che si formano. Negli anni ‘60 si rende necessario creare delle succursali in edifici limitrofi. Così Ragioneria usufruisce dell’ospitalità del Palazzo Fabbri in Corso Diaz davanti a S.Antonio Vecchio e anche l’Istituto per Geometri negli anni ‘70 viene trasferito nell’ex sede I.N.P.S., in Corso della Repubblica.
Con Decreto del Presidente della Repubblica 11 maggio 1972, n.1203 viene sancita la scissione dell’Istituto Tecnico e la nascita di due Istituti distinti, l’Istituto Tecnico Commerciale “Carlo Matteucci” e l’Istituto Tecnico per Geometri “Leon Battista Alberti” e, finalmente, nel 1974 tutte queste Scuole si trasferiscono nel nuovo Centro Studi di via Turati. Comunque anche negli anni successivi Ragioneria per l’aumento esponenziale dei suoi iscritti ha avuto la necessità di succursali. Ancora una volta il Palazzo Fabbri ed anche una parte dell’Istituto Tecnico Industriale. Erano numeri veramente importanti. Leggo nel sito del Matteucci che oggi viene definito Istituto Tecnico Economico, che la sua popolazione scolastica conta 969 studenti.
Tornando indietro un attimo vorrei come curiosità ricordare che quando le tre scuole erano nel palazzo degli studi e si accedeva ai vari piani con l’ampia e magnifica scala di 126 gradini che esiste tutt’ora, visto il numero degli studenti, per precauzione si era provveduto a scaglionare l’entrata e l’uscita degli stessi, con le campanelle che suonavano in tempi diversi. Altra curiosità il riscaldamento. Realizzato con stufe in cotto alimentate con legna risultava soddisfacente perché l’amministrazione Provinciale provvedeva sollecitamente alla somministrazione del combustibile curandone anche la qualità. Questo fino agli anni ‘60, forse ‘70.
Chiudo con un ringraziamento alla Preside Prof. Dott. Giuseppina Tinti che ho disturbato chiedendole notizie del suo archivio. Purtroppo come ho già detto, non è stata in grado di soddisfare la mia richiesta. Grazie comunque.
Agostino Bernucci