«Il progetto di allestimento della Collezione Verzocchi in Palazzo Albertini, presentato in modo magniloquente ma ancora vago nella conferenza stampa di lunedì scorso, rafforza le nostre obiezioni a tale operazione. Nel febbraio di questo anno avevamo reso noto l’autorevole parere di Fausto Baldi, già avvocato dello Stato, circa l’illegittimità del trasferimento dall’attuale sede di Palazzo Romagnoli, in violazione della donazione modale del 1961, che lega la Collezione in modo indissolubile a quella permanente della Pinacoteca civica (“Il Sig. Giuseppe Verzocchi, con gesto altamente munifico, dona al Comune di Forlì per il quale accetta il Sindaco Prof. Icilio Missiroli […] perché venga destinata in una apposita sala della Pinacoteca civica di Forlì […]”).
Tale volontà del donante, che voleva che i quadri d’arte contemporanea da lui commissionati ai migliori artisti dell’epoca venissero esposti accanto ai capolavori della pinacoteca forlivese, è finora stata rispettata dalle amministrazioni cittadine, anche in occasione dell’apertura della sede di Palazzo Romagnoli, dove la Collezione si integra con la sezione novecentesca della Pinacoteca civica, con cui mantiene il dialogo, riunite in un’unica sede dopo un accurato progetto di ricerca e studio. Qui la vicenda professionale e il progetto culturale di Verzocchi sono illustrati in modo chiaro ed efficace con il supporto di audiovisivi e dei documenti che negli anni sono stati donati dagli eredi e studiati in maniera approfondita e sotto varie angolazioni.
Il nuovo progetto, pur essendo volto a dare il massimo risalto possibile alla Collezione e al suo ideatore e ad esaltarne il valore facendola diventare addirittura un Museo, isola di fatto la Collezione e la svincola così totalmente dall’unitario contesto culturale dei quadri della Pinacoteca civica. Dalle dichiarazione dei mesi passati e da quello che è stato possibile conoscere dei programmi in corso emerge che l’esistenza del vincolo presente nella donazione è stata sottovalutata, se non completamente ignorata, fino alla nostra segnalazione, costringendo l’Amministrazione a configurare Palazzo Albertini come “Sezione staccata della Pinacoteca civica”, con un mero espediente verbale, e a precisare l’integrazione del biglietto di ingresso con quello della Pinacoteca civica, temi che appaiono insufficienti a rispettare le volontà di Verzocchi.
Non è noto inoltre sapere per quanto tempo la Collezione rimarrà in deposito dopo il disallestimento dall’attuale sede. I ritardi di esecuzione del restauro di Palazzo Albertini, a cui si aggiungeranno anche le operazioni successive di allestimento museografico, lasciano presagire che le opere rimarranno inaccessibili per svariati mesi, probabilmente un anno.
A queste considerazioni si aggiungono i timori per il futuro dei musei forlivesi, sempre più legati ad una spettacolarizzazione e sempre meno rappresentativi dell’identità culturale della città e sul destino indefinito di palazzo Romagnoli dopo il costoso uso transitorio come biblioteca. I costi di tali operazioni (2 milioni solo per l’Albertini), compresi quelli di gestione ancora non noti, andrebbero precisati e attentamente soppesati in nome della sostenibilità e della necessità di fare fronte all’immane danno subito dal patrimonio culturale nell’alluvione dello scorso maggio».
Il Consiglio direttivo Italia Nostra Sezione di Forlì