Ragni: «Quanto ha pesato la scarsa attenzione sulla Romagna della giunta Bonaccini?»

Fabrizio Ragni in ufficio

Nel dibattito dedicato all’emergenza alluvionale che ha coinvolto tutta la nostra provincia, la nostra città, ho ricordato all’assemblea che più di ogni altro soggetto istituzionale a cui competeva intervenire in via preventiva per arginare, se non evitare del tutto, gli effetti disastrosi dell’alluvione di maggio in Romagna, era la Regione Emilia-Romagna, attraverso i suoi organismi esecutivi. E stiamo parlando di tutte le giunte regionali, giova ricordarlo: sempre guidate da presidenti e coalizioni di centrosinistra, dal dopoguerra ad oggi”.
Sottolinea Fabrizio Ragni, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, nel suo intervento elaborato in previsione della discussione sul testo unitario (un ordine del giorno elaborato in commissione e presentato oggi pomeriggio in aula, preceduto da una lunga discussione su alcune proposte di emendamento) che impegna l’assise ad adottare tutte le misure necessarie per far ritornare la città alla normalità dopo l’alluvione del 16 e 17 maggio scorsi e chiede anche l’istituzione di una commissione speciale permanente per rispondere alle necessità dei forlivesi colpiti.

Se parliamo di alluvione e dovessimo rispondere alla domanda di fondo: ‘di chi è la colpa?’ dovremmo ricordare che in questa materia la Regione programma le opere, lo Stato dà i soldi e per l’attuazione si passa all’Agenzia regionale per la Sicurezza Territoriale e Protezione Civile. Sempre alle Regioni resta la competenza per la cura dei fiumi interni. Sì perché i vari uffici provinciali sono inquadrati dentro l’Agenzia Sicurezza Territoriale e Protezione civile Regionale, che, guarda caso si è sempre occupata di emergenze e poco si è occupata di prevenzione, compito che, in generale, toccava alla figura del sorvegliante ambientale che, come è noto a tutti, è stata abolita”: elenca Fabrizio Ragni.

Più volte, in materia di tutela ambientale e prevenzione del rischio idro-geologico, organismi tecnici, come l’autorità di bacino del Po, avevano avvertito dei pericoli di base. Per esempio: la carente pulizia dei corsi d’acqua e con l’alveo dei fiumi privi di ghiaia e sabbia a causa dei continui prelevamenti si sapeva che sarebbero aumentati gli sversamenti in caso di esondazioni ed eventi estremi. Come in effetti si è verificato in Romagna”: aggiunge ancora il consigliere comunale di Fratelli d’Italia.

Sì perché se crolla un argine, e con l’alluvione di maggio ne sono caduti più di uno, non è un problema di cambiamenti climatici: ma di gestione e cura del territorio. Si tratta di un problema strutturale. E non lo dico io, lo hanno ribadito più volte in queste settimane i geologi dell’Emilia-Romagna. Nelle nostre terre servono casse di espansione: che possono ospitare parte dell’acqua in eccesso durante le piene e restituirla una volta che la piena è passata. La Regione anche questa volta è stata poco attenta a programmare in Romagna queste opere necessarie. Lo ha fatto nel restante territorio regionale: in Emilia. Chissà perché?! Noi lo abbiamo sempre detto: c’è un vizio di fondo Emilia-centrico, Bologna-centrico di tutte le giunte regionali dell’Emilia-Romagna. Vizio di fondo che nel caso dell’alluvione ci è costato davvero caro”: ha ricordato Fabrizio Ragni.

Il paradosso è che da parecchi anni i governatori regionali, compreso Bonaccini, sono stati investiti del ruolo di commissari straordinari per il dissesto idrogeologico e avrebbero potuto muoversi facilmente e spesso in deroga a molti vincoli. Per lo più, non lo hanno fatto. E non si sono presi cura dei rischi derivanti da una cattiva gestione dei corsi d’acqua, dalla riduzione o assenza delle aree di esondazione che spesso ha ridotti i corsi d’acqua in semplici canali, aumentando il rischio idraulico, con gli effetti che, purtroppo, abbiamo vissuto sulla nostra pelle, anche qui a Forlì. In tutta la provincia. E, semplicemente, quello che altri avevano paventato, o peggio: annunciato, si è avverato, con una serie di concause, al primo evento climatico estremo. E con gli effetti più gravi: 32 mila sfollati, 15 morti, e 9 miliardi di danni in Romagna”: conclude il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Fabrizio Ragni.

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