Benzina & banche: una mano al bilancio dello Stato

Roberto Balzani

Il prezzo alto della benzina conviene al governo. Lo ha detto Urso oggi: con le accise aumentate pagheranno (in parte almeno) la riduzione del cuneo fiscale per una quota del lavoro dipendente (obiettivo lodevole). Problema: l’aumento dei carburanti genera inflazione. Risposta del governo: meglio l’inflazione che rinunciare ai soldi per la manovra. Basta saperlo, elettori.

Seconda questione: extraprofitti delle banche, creati dal delta fra interessi attivi e passivi. Anche qui il governo è alla ricerca di soldi freschi per la manovra (lo hanno fatto anche i socialisti in Spagna e altrove). Problema: e i correntisti e i risparmiatori con gli interessi attivi più bassi? Non interessano a nessuno. Anzi. Pagheranno probabilmente i servizi più cari. Cornuti e mazziati. Qualcuno li difende? No. Il governo forse? No. Sono stati utili per creare un cespite sul quale operare un prelievo fiscale. Giusto? In linea di principio, certo.

Ma perché a loro non deve tornare nulla? Morale: si tratti di accise o di extraprofitti, l’obiettivo del governo è lo stesso. Denaro per la manovra di autunno. Nulla di strano. Ma perché non dirlo ai cittadini? Perché tutto questa ipocrisia sul contrasto ai poteri forti delle banche e sulla lotta all’inflazione (che non c’è)? Un governo forte deve dire le cose in chiaro e assumersene le responsabilità. Su alcuni di questi provvedimenti posso concordare, su altri no. Come è naturale. Ma Meloni non è Robin Hood: è, come tutti i capi del governo che devono fare un bilancio, lo Sceriffo di Nottingham.

Roberto Balzani

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