«Riteniamo che i lavori di messa in sicurezza dei fiumi dopo la disastrosa alluvione di maggio siano fondamentali per evitare il ripetersi di fenomeni analoghi. In pratica significa, rafforzamento/rifacimento di argini e asportazione di tronchi che potrebbero creare problemi ai ponti stradali e ferroviari. Al tempo stesso non dobbiamo dimenticare che, in un territorio oltremodo antropizzato, i fiumi rappresentano l’unica rete ecologica presente. Un reticolo che consente il passaggio della fauna dal crinale al mare e la sopravvivenza di specie rare o in pericoloso declino.
Sappiamo che la sicurezza idraulica e la salvaguardia della rete ecologica non sono in antitesi, anzi, si può parlare di vera e propria sinergia. Gli esperti del settore ci dicono che gli alberi rallentano le piene e sono un formidabile mezzo per ridurre l’erosione. Nella ZPS (SIC) “Meandri del fiume Ronco” da qualche giorno è in atto un intervento distruttivo a carico dell’ecosistema fluviale con apertura di piste forestali e tagli selettivi che eliminano gli alberi di maggiore dimensione in una sorta di ceduazione fuori luogo. Riteniamo che per raccogliere tronchi si potesse intervenire in modo molto più razionale, mentre si sta assistendo, nell’assordante silenzio di enti e media, al peggior attacco a memoria d’Uomo a questa preziosa area.
Ricordando che negli ultimi anni la Regione Emilia-Romagna e i Comuni hanno sviluppato un lungo e laborioso processo partecipato per la promozione e la valorizzazione della zona protetta e oltre, che è nato uno specifico “Osservatorio locale per il paesaggio del Ronco-Bidente”, che in questa area trova sviluppo la Via Romea – Germanica, non si capisce perché su un intervento così impattante tutti gli stakeholder non siano stati minimamente coinvolti, ma neppure avvertiti di ciò che stava per accadere. Da quanto abbiamo osservato i lavori sono affidati a ditte che operano nel settore della trasformazione del legname, senza che si notino controlli da parte delle autorità competenti.
Vorremmo anche sapere quali atti amministrativi siano stati approvati, visto che in un’area protetta, riconosciuta e promossa in sede europea, perfino l’abbattimento di un albero dovrebbe essere motivato. Quale valutazione d’incidenza è stata sottoscritta per l’eliminazione di migliaia di alberi? In tal senso l’habitat che ricopriva il 20% della ZPS, vale a dire foreste a tunnel di pioppi e salici, non esiste praticamente più. I lavori hanno anche distrutto stagni effimeri dove era garantita la riproduzione di specie target europee, quali tritone crestato e raganella.
Come associazioni che da anni lavorano per valorizzare quest’area, ci sentiamo vicini ai tanti cittadini e cittadine sensibili che in queste ore sono preoccupati per la forte pressione che l’area sta subendo e non riescono a capire le vere motivazioni di questo scempio.
E per concludere, lo diciamo per provocazione, ma fino a un certo punto, vorremmo chiedere ai nostri amministratori se abbia ancora senso mantenere un’area protetta quando questa può essere tranquillamente devastata alla stregua di un pioppeto industriale».
Associazione “I Meandri”, Associazione “Spazi Indecisi”