I dati Istat relativi ai primi sei mesi del 2023 riferiti all’area Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, elaborati dall’Osservatorio economico della Camera di commercio della Romagna, registrano un aumento dell’export, superiore alla variazione regionale e in linea con quella nazionale. In crescita il valore esportato di molti dei principali prodotti, in particolare di quelli afferenti al settore nautico, alimentare e agricolo. Riguardo ai principali Paesi, crescono le esportazioni verso Francia e Stati Uniti, mentre calano verso la Germania e il Regno Unito; in tale contesto, si assiste ad una decisa ripresa dei flussi verso la Russia.
“Il rallentamento dell’economia globale ha caratterizzato il secondo trimestre dell’anno ed ha avuto riflessi sulla domanda estera, che però continua comunque a rimanere positiva in termini tendenziali – commenta Carlo Battistini presidente della Camera di commercio della Romagna –. In particolare, l’inflazione ancora alta e il deprezzamento dell’euro contribuiscono in modo determinante all’incremento del valore delle esportazioni, inoltre il deprezzamento dell’euro aumenta il potere d’acquisto degli importatori extra-UE, rendendo i prodotti degli esportatori UE più competitivi sul mercato internazionale. Per contro, il valore delle importazioni si è ridotto, principalmente per l’abbassamento dei costi delle materie prime, soprattutto dei prodotti energetici”.
Export delle imprese: aggregato Romagna – Forlì-Cesena e Rimini
Nel 1° semestre le esportazioni nel territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) risultano pari a 3,8 miliardi di euro, con un incremento del 4,1% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, superiore alla variazione regionale (+2,8%) e in linea con quella nazionale (+4,2%); dopo la crescita tendenziale del 1° trimestre 2023 (+7,5% su gennaio-marzo 2022), anche il 2° trimestre di quest’anno chiude in aumento, seppure con una variazione annua inferiore (+1,0% su aprile-giugno 2022). Le importazioni ammontano a 2 miliardi di euro, in calo tendenziale del 2,8%.
Positivo il saldo commerciale (esportazioni meno importazioni) fatto registrare nei primi sei mesi dell’anno: +1,8 miliardi di euro (+13,4% rispetto al saldo gennaio-giugno 2022).
Aumentano le esportazioni di molti dei principali prodotti: +9,4% i macchinari e gli apparecchi meccanici (21,0% del totale), +2,9% i prodotti tessili, dell’abbigliamento e delle calzature (12,8%), +23,4% i mezzi di trasporto (11,8%), di cui +24,6% le navi e imbarcazioni (10,7%), +10,8% i prodotti alimentari e le bevande (8,7%), +14,7% i prodotti dell’agricoltura (5,8%) e +7,0% gli articoli sportivi (3,9%). Calano, al contrario, i prodotti in metallo (-11,0%, 10,0% del totale), gli apparecchi elettrici (-8,4%, 6,4%), gli articoli in gomma e materie plastiche (-6,5%, 5,6%) e i mobili (-7,3%, 5,5%).
I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, la Francia (13,5% del totale), gli Stati Uniti (10,1%), la Germania (10,0%), il Regno Unito (5,5%), la Spagna (5,1%), la Polonia (3,9%) e i Paesi Bassi (3,1%); di questi, risultano in crescita la Francia, del 6,4%, gli Stati Uniti, del 9,1%, e la Spagna, del 3,7%, mentre una flessione caratterizza la Germania (-1,4%), il Regno Unito (-11,1%), la Polonia (-2,7%) e i Paesi Bassi (-2,5%). In tale contesto, pur con le sanzioni derivanti dalle decisioni dell’Unione Europea per la guerra con l’Ucraina, si assiste ad un deciso incremento dell’export verso la Russia, pari al 37,0%, con un aumento dell’incidenza sulle esportazioni complessive di 0,5 punti percentuali (dall’1,6% del 1° semestre 2022 al 2,1% del 1° semestre 2023).
Export delle imprese: focus provinciale Forlì-Cesena
Nel 1° semestre le esportazioni in provincia di Forlì-Cesena risultano pari a 2,3 miliardi di euro, con un incremento del 3,6% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, superiore alla variazione regionale (+2,8%) ma inferiore a quella nazionale (+4,2%); dopo la crescita tendenziale del 1° trimestre 2023 (+7,0% su gennaio-marzo 2022), anche il 2° trimestre di quest’anno chiude in aumento, seppure con una variazione annua inferiore (+0,5% su aprile-giugno 2022). Le importazioni ammontano a 1,2 miliardi di euro, in calo tendenziale del 5,7%.
Positivo il saldo commerciale (esportazioni meno importazioni) fatto registrare nei primi sei mesi dell’anno: +1,1 miliardi di euro (+16,7% rispetto al saldo gennaio-giugno 2022).
Aumentano le esportazioni di molti dei principali prodotti: +9,2% i macchinari e gli apparecchi meccanici (16,2% del totale), +23,6% i mezzi di trasporto (11,4%), di cui +26,5% le navi e imbarcazioni (10,4%), +15,8% i prodotti dell’agricoltura (8,9%), +16,7% i prodotti alimentari e le bevande (7,6%), +8,7% gli articoli sportivi (6,3%) e +0,6% le calzature (4,7%). Calano, al contrario, i prodotti in metallo (-13,2%, 11,4% del totale), i mobili (-6,3%, 8,4%), gli apparecchi elettrici (-11,5%, 6,6%) e gli articoli in gomma e materie plastiche (-0,6%, 6,3%).
I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, la Francia (16,8% del totale), la Germania (11,8%), gli Stati Uniti (7,7%), la Spagna (5,6%), la Polonia (4,1%), il Regno Unito (3,8%) e i Paesi Bassi (3,5%); di questi, risultano in crescita la Francia, del 9,6%, gli Stati Uniti, del 5,0%, e la Spagna, dell’1,5%, mentre una flessione caratterizza la Polonia (-5,3%), il Regno Unito (-0,9%) e i Paesi Bassi (-1,3%). Stabili invece le esportazioni verso la Germania (+0,1%). In tale contesto, pur con le sanzioni derivanti dalle decisioni dell’Unione Europea per la guerra con l’Ucraina, si assiste ad un deciso incremento dell’export verso la Russia, pari al 18,8%, con un aumento dell’incidenza sulle esportazioni complessive di 0,2 punti percentuali (dall’1,3% del 1° semestre 2022 all’1,5% del 1° semestre 2023).
La variazione dell’export può dipendere da molti fattori (tasso di cambio, vantaggio comparato tra Paesi, domanda estera dei nostri prodotti), tra i quali una certa rilevanza può assumere il tasso di inflazione; si ritiene, quindi, utile fornire una rappresentazione grafica del trend annuo, nel medio periodo, del valore delle esportazioni, da un lato, e dell’indice Istat NIC (indice dei prezzi per l’intera collettività), dall’altro, solamente per scopi conoscitivi, senza pretesa alcuna di entrare nelle eventuali dinamiche di correlazione tra le suddette variabili.