79 anni fa in questi giorni Meldola veniva liberata dall’occupazione nazi-fascista. Per ricordare la Liberazione della nostra città, al Monumento ai Caduti della Resistenza, l’Amministrazione comunale e l’Anpi hanno deposto una corona in memoria di tutti i combattenti partigiani e delle vittime civili, che si sono sacrificati nella lotta contro il nazifascismo, per la libertà e la democrazia.
La liberazione di Meldola avvenne dopo un’estate di lutti e di terrore, e circa un mese vissuto dalla popolazione nelle cantine, mentre tedeschi e alleati si combattevano aspramente, finché i partigiani e gli alleati non entrarono in città, scacciando gli occupanti, nei giorni fra il 20 e il 28 ottobre. Nell’archivio storico comunale è stato trovato un documento in cui il sindaco di Meldola informa la Banca Nazionale del Lavoro che la data ufficiale della liberazione di Meldola è il 25 ottobre 1944, confermata anche da Don Vitaliano Zanetti nel testo “I cippi storici della resistenza meldolese”, in cui racconta dei giorni di terrore vissuti fra gli spari e le granate che cadevano nella lotta fra gli anglo-americani a Montecavallo e i tedeschi nella villa del Seminario.
I tedeschi in fuga cercarono di fermare l’avanzata alleata facendo saltare tutti i ponti sul Bidente, compreso il nostro ponte dei Veneziani, del quale furono distrutte due arcate.
Secondo alcune testimonianze, i primi a entrare in paese furono i Partigiani dell’8° brigata Garibaldi, fra cui i meldolesi Battista Bertoni, Giancarlo Prati e Tonino Lazzarini, Pietro Betti di Forlì, Iader Miserocchi di Ravenna, Deroide Zattini di Civitella ed altri accolti dalla popolazione in festa.
Sia Pietro Betti nel suo “Diario della liberazione di Meldola”, sia Iader Miserocchi in una video testimonianza e nel suo libro di memorie partigiane “Mi chiamo Iader”, forniscono importanti notizie sulle giornate di ottobre ‘44. I partigiani, giunti a Meldola, issarono il tricolore sul balcone del municipio e suonarono le campane in segno di giubilo. I tedeschi si vendicarono di una tale manifestazione di entusiasmo lanciando da Scardavilla granate sull’abitato, con danni a diverse case. Due bambine morte in un rifugio sono state sepolte nella chiesa del Crocifisso all’interno del palazzo Fronticelli-Baldelli. Le granate lanciate dai tedeschi in ritirata uccisero presso il podere Dozzina due partigiani, Lorenzo Galeotti e Nello Zanetti.
Qualche giorno dopo, gli alleati giunsero da Teodorano, costretti a guadare il fiume aggrappati a delle corde con l’acqua fino alla cintola, come si può vedere in un filmato conservato all’Imperial War Museum. Al loro arrivo ci fu un ballo in piazza, ricordato da molti meldolesi, che, allora giovanissimi, sentivano per la prima volta le musiche americane. Poi i partigiani dell’8° brigata Garibaldi si avviarono verso Forlì, con l’intento di liberare la città, ma due giorni dopo furono costretti a rientrare a Meldola, trovandosi a fronteggiare a Bussecchio i carri armati tedeschi senza ricevere alcun aiuto da parte degli alleati. I partigiani rimasero a Meldola per una decina di giorni, come testimoniano molte foto scattate nella piazza di Meldola.
La popolazione del Comune Meldola ha dato un notevole contributo alla Resistenza, con 240 Partigiani (26 donne 214 uomini), 109 Patrioti (11 donne 98 uomini); 9 caduti, 5 deportati in Germania per motivi politici (Giulia Gardini, Ersilia Leoni, Noe’ Santinato, Antonio Strada, Antonio Zecchini); 95 caduti dell’Esercito italiano nei vari fronti di guerra; 94 invalidi e mutilati di guerra; 25 partigiani e civili uccisi in Meldola; 9 partigiani meldolesi uccisi in varie località. Molti meldolesi infine furono condannati dal Tribunale Speciale fascista al confino e alla sorveglianza speciale fra il 1926 e il 25 luglio 1943.