Sabato 18 novembre, alle ore 16,00, nella sede dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea, in via Albicini 25 a Forlì, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica e documentaria “Custodire per trasmettere. Testimonianze sui femminismi negli anni Settanta a Forlì“, organizzata dal Gruppo ricerca femminismi. L’esposizione sarà visitabile fino al 10 marzo secondo i seguenti orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì 9,30-15,00; martedì 9,30-17,00. Saranno possibili aperture al sabato o effettuare visite guidate previo accordi telefonici: 3807099614.
Per promuovere la mostra e per approfondire i temi che tratta sono stati organizzati due appuntamenti collaterali per domenica 26 novembre, alle ore 16,30, alla Fabbrica delle Candele, in piazzetta Conserva Corbizzi, e per giovedì 14 dicembre, alle ore 16,00, negli stessi locali che ospitano l’esposizione. Nel primo caso il Gruppo teatrale Malocchi & Profumi metterà in scena lo spettacolo “Rosa Gemoni, che inventò il Made in Italy”, mentre nel corso della seconda iniziativa Raffaella Baccolini, Beatrice Spallaccia, entrambe docenti dell’Università di Bologna, e Carolina Tognon approfondiranno il tema “Dialogo tra generazioni sugli studi di genere”.
I femminismi negli anni Settanta a Forlì
Negli anni Settanta, sull’onda della protesta internazionale contro la guerra in Vietnam, iniziò una presa di coscienza fra le studentesse e gli studenti su vari temi politici e sociali, in particolar modo quello sulla pace. Nel scuole si organizzarono lotte per conquistare una maggiore democrazia, si chiese il diritto a organizzare assemblee, si costituirono gruppi di studio e collettivi in cui potersi confrontare per partecipare attivamente alla vita scolastica. Venne messo in discussione soprattutto l’autoritarismo del sistema scolastico, nonché il nozionismo.
La rivendicazione di alcuni diritti diventò sempre più emergente, iniziarono le manifestazioni per ottenere il divorzio e l’aborto; leggi che furono approvate rispettivamente il 12 maggio 1974 e il 22 maggio 1978. Nel novembre del 1975 a Forlì nacque il Consultorio autogestito dell’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica (AIED), con sede in via Valzania 4, ad opera del Gruppo Alternativa Femminista. Fu un luogo gestito da un gruppo di donne e di medici che affrontò temi come la sessualità, la contraccezione, la procreazione consapevole e l’interruzione di gravidanza. Solo più tardi furono istituiti i consultori gestiti dalla Sanità pubblica.
Il consultorio autogestito rappresentò per la nostra città il primo riferimento di aggregazione del Movimento Femminista locale. Risale sempre a quel periodo la partecipazione di donne forlivesi alle manifestazioni femministe, anche a livello nazionale, tra cui quella del 6 dicembre 1975 a Roma per chiedere il diritto all’aborto. Fu la prima manifestazione di sole donne. Il Movimento Femminista che si formò a Forlì era composto dal Gruppo Alternativa Femminista, dalle militanti e simpatizzanti dei gruppi extraparlamentari della Sinistra e da Collettivi di studentesse; si parla di giovani donne di diverse generazioni, di età compresa tra i 16 e i 30 anni.
Le problematiche delle donne non avevano trovato spazio all’interno dei gruppi della Sinistra, dove regnava, comunque, un atteggiamento maschilista; le donne venivano spesso relegate a ruoli secondari. L’espressione “angeli del ciclostile” indicava un ruolo subalterno, poiché spesso le donne avevano il compito di stampare al ciclostile i volantini di controinformazione e di protesta, mentre agli uomini era riservato il ruolo di leader e di elaborare le linee politiche. Tanto che la prima manifestazione femminista del 1975 venne contestata dal servizio d’ordine della Sinistra extraparlamentare, perché composta da sole donne, pertanto ritenuta settaria rispetto ai principi unitari della lotta di classe.
La volontà di trovare spazi di autonomia solo per le donne diventò un momento importante di presa di coscienza e di rivendicazione femminista. Tutto venne messo in discussione: la famiglia, le relazioni di coppia, la sessualità e in generale il ruolo della donna nella società. Lo slogan “il personale è politico e il privato è pubblico” interpreterà un momento fondamentale del movimento. Altri slogan erano: “Io sono mia”,, “L’utero è mio e me lo gestisco io”, “La metà del cielo è in tempesta”, “Tremate, tremate, le streghe sono tornate”.
Nel novembre del 1976, a Rimini, si svolse l’ultimo congresso di Lotta Continua, una delle maggiori organizzazioni della Sinistra extraparlamentare. Durante il corso dei lavori le donne presero la parola, tra queste c’erano due giovani di Forlì, per denunciare la struttura gerarchica e maschilista dell’organizzazione, così come la avvertivano, sempre più distante dai problemi reali della società. Questa presa di posizione delle donne, insieme al tema dell’antiterrorismo, fu determinante per decretare lo scioglimento di Lotta Continua.
“Anche a Forlì si svolsero varie riunioni di autocoscienza”, raccontano le organizzatrici della mostra, “che significava per la prima volta raccontare all’interno di gruppi, più o meno numerosi, i vari vissuti individuali delle donne. Si passò dall’io al noi e ci si rese conto che molti problemi privati sono in realtà di tutte e questo è determinante per una maggior consapevolezza di sé”.
Nel maggio 1977 da Forlì, Forlimpopoli e Cesena partirono per Parigi ben cinquanta donne per partecipare al primo Convegno Internazionale femminista che si svolse dal 28 al 31/5 all’Università di Vincennes, tutte ospitate in case di femministe francesi. Furono giorni molto intensi. Nei gruppi di lavoro si parlò di violenza, di controllo delle nascite, di lavoro domestico, di consultori. Le donne partite dalle nostre città non riuscirono a partecipare a tutti i momenti di discussione perché molto numerosi ed anche per un problema di lingua. Fu per loro comunque importante ritrovarsi insieme a tante altre di vari paesi, ma con un’omogeneità rispetto ai vari problemi da affrontare insieme. Quel convegno venne ampiamente documentato in articoli pubblicati sulle riviste Effe e Noi Donne.
A Forlì si costituirono diversi collettivi di studentesse che iniziarono ad affrontare tematiche femministe, in particolare la contraccezione, la sessualità, il rapporto uomo-donna e tutte le problematiche del corpo femminile. In quegli anni la pillola anticoncezionale veniva prescritta solo da pochi medici e con indicazioni generiche; ad esempio “per usi dermatologico”. Alcune farmacie di Forlì non la consegnavano, nonostante la presentazione di una regolare ricetta medica, semplicemente per ragioni ideologiche, mentre la pillola anticoncezionale era già stata legalizzata nel 1971.
Un momento di grande aggregazione e di lotta del Femminismo forlivese è rappresentato dalla manifestazione dell’8 marzo 1978 in piazza Saffi. L’incontro si rivelò un momento gioioso, durante il quale le donne ballarono e poi sedute in cerchio intonarono canti femministi, tra cui “Avete mai guardato negli occhi di una donna”, famosa canzone icona della denuncia riguardo alla conduzione dell’altra metà del cielo. Poi seguirono testimonianze personali.
Nel maggio 1978 venne approvata la Legge n. 194 sull’interruzione di gravidanza. Una vittoria per tutte le donne! I gruppi di autocoscienza femminista hanno continuato il loro percorso e per alcune Donne è iniziato un approfondimento individuare di tipo analitico.
“Ognuna di noi”, dichiarano le promotrice della mostra, “ha riportato poi nella propria coppia, nella propria famiglia e nel mondo del lavoro il patrimonio acquisito durante le varie battaglie per l’emancipazione e la libertà delle donne”.