«Si sono verificati nuovi atti vandalici al parco urbano e l’Amministrazione, e in particolare chi ha assunto la responsabilità della sicurezza, dimostrano la propria incapacità di proteggere la cosa pubblica. Molti cittadini appresa la notizia hanno invocato le telecamere ma hanno dimenticato forse che a Forlì vola alto un Falco che tutto controlla e tutto protegge. Come può essere, si chiedono in tanti meglio informati, con tutto ciò che è stato messo in campo dal vicesindaco. Infatti la città è dotata di una mitica App, “Falco” appunto, annunciata dal vice sindaco Mezzacapo fin dall’ottobre 2020 come eccezionale progetto pilota tutto forlivese, un’esperienza avanzatissima, un progetto unico per Forlì, primo nel suo genere in Italia che avrebbe controllato e ancor più avrebbe prevenuto tutto» attaccano Alessandro Ronchi, Cristina Mengozzi di Europa Verde Forlì-Cesena.
«Nella conferenze stampa dalla primavera 2022 con tanto di video dimostrativi, furono annunciate 360 telecamere, droni e possibilità di geolocalizzazione, col vicesindaco esultante che annunciava che solo dopo 48 ore dalla presentazione della App gratuita, “Falco” era già al 17° posto fra quelle più scaricate. Si trattava di un’applicazione per abbattere il degrado e garantire la sicurezza che sarebbe dovuta diventare caso di studio, o come diceva il vice sindaco un case-study, a livello europeo, un progetto scelto addirittura da Motorola come modello da riproporre in Europa. “Le commesse potranno tornare a casa tranquille nelle ore serali“ annunciava il vicesindaco, dimostrandosi un profondo conoscitore della composizione sociale della società forlivese. Dall’autunno 2022 però di “Falco” non ce ne è più traccia e il sito del Comune informa che l’applicazione è temporaneamente sospesa. Eppure sono stati spesi migliaia di euro di soldi pubblici: 2.250 euro per il deposito del marchio, 35.000 per attività di promozione, impiegate una enormità di ore di progettazione da parte degli ingegneri di Forlì Mobilità Integrata e 5.800 euro per la valutazione del rischio conforme al GDPR (Regolamento Generale per la Protezione dei Dati) e non si sa neppure se abbia superato le verifiche sulla privacy» insistono gli esponenti del sole che ride.
«Pensiamo che i metodi esclusivamente repressivi non siano utili a determinare comportamenti virtuosi nemmeno a costruire comunità, servono prevenzione, coinvolgimento, partecipazione, proposte che rendano i giovani protagonisti, che li includano ma di tutto questo non troviamo traccia nelle azioni del nostro aspirante sceriffo. E il risultato è che i vandali scorrazzano indisturbati, in cielo non vola nessun Falco» concludono Ronchi e Mengozzi.