“Il presidente Bonaccini e l’assessore regionale Alessio Mammi non hanno mantenuto le promesse, l’Emilia-Romagna è l’unica regione penalizzata dal calendario venatorio 2023-24 e a pagare sono i cacciatori. Oltre al danno c’è la beffa: perché da un lato rischiano di non poter svolgere la propria attività a gennaio anche se hanno già pagato più di 500 euro a testa per il rinnovo della licenza annuale, dall’altro vedono i cacciatori di altre regioni andare a caccia a pochi passi di distanza, oltre i confini regionali”. Lo afferma Luca Bartolini, ex consigliere regionale e coordinatore di Fratelli d’Italia per il comprensorio forlivese, che, da cacciatore, interviene a sostegno della categoria.
“La Regione Emilia-Romagna, dopo mesi di vicissitudini giudiziarie, ci dice che siamo ancora al punto di partenza – sottolinea Bartolini -. Ormai siamo al paradosso. Il calendario 2023-24 era stato approvato lo scorso maggio, poi in seguito al ricorso della LAC (Lega per l’abolizione della caccia), che ne aveva chiesto la sospensione completa, il TAR ha deciso di posticipare l’inizio della stagione al 1° ottobre, anticipando solo la caccia di alcune specie migratorie in attesa di una sentenza definitiva. L’udienza, però, è stata fissata a marzo 2024 e la Regione, che nel frattempo si era adeguata al TAR, ha presentato appello al Consiglio di Stato ritenendo che tale ordinanza limitasse il proprio potere legiferante in materia di attività venatoria. L’appello, che risale al 20 ottobre scorso, è stato vinto. Ma nonostante questo il TAR non si è ancora espresso in merito al calendario venatorio e ora si corre il rischio di non poter cacciare per tutto gennaio”.
“Se la regione chiuderà la caccia al 31 dicembre la LAC potrebbe sentirsi appagata e decidere di ritirare il ricorso, così da non far esprimere il TAR in primavera e far ripartire l’intero film anti caccia il prossimo agosto, a ridosso della nuova apertura. La regione non deve interrompere la stagione a fine anno ma aspettare l’esito del ricorso che verrà discusso a marzo per poi valutare il da farsi”. Infine, l’assessore Mammi, a proposito del costo sostenuto per la licenza di caccia, ha già annunciato una riduzione della tassa in relazione alle giornate perse. “Un parziale rimborso ci sembra sacrosanto e quanto mai opportuno – conclude il dirigente di FdI – ma ci chiediamo cosa aspetti la Regione a sbloccare la situazione. Per quale motivo, invece di chiudere la stagione al 31 dicembre, non la fa andare avanti fino a fine gennaio in attesa della sentenza del TAR? È giusto, anzi doveroso, che i cacciatori ricevano subito spiegazioni in merito”.