Da Sant’Antonio a San Valentino: le tradizioni popolari del passato

Radames Garoia e Nivalda Raffoni

A Palazzo Morattini in via Armelino 33 a Pievequinta di Forlì tutto è pronto per ospitare l’incontro dal titolo “Da Sant’Antonio a San Valentino“, ideato da Radames Garoia e da Nivalda Raffoni. Con l’ausilio di immagini e la lettura di brani e di poesie sull’argomento verranno ricordate le diverse ricorrenze di questo periodo dell’anno, a partire da quella di Sant’Antonio Abate (17 gennaio), chiamato anche “Sant’Antôni dij animeli” (Sant’Antonio dagli animali) o “Sant’Antôni de’ pôrc” (Sant’Antonio del maiale), perché spesso era raffigurato con un maialino ai suoi piedi. Nelle parrocchie con un’estensione molto ampia, il parroco si recava a domicilio dei contadini per la benedizione delle stalle, dei porcili e dei pollai, portando sempre con sé l’immagine del Santo per farne dono al capofamiglia, in segno di protezione celeste per gli animali presenti, fondamentali per il lavoro ed il sostentamento alimentare della famiglia.

Successivamente Radames Garoia e Nivalda Raffoni parleranno del 25 gennaio, ricorrenza di San Paolo, detto anche “San Péval di segn” (San Paolo dei pronostici). I contadini, in questo giorno dalle 6,00 alle 18,00 facevano un’attenta osservazione dell’evolversi della giornata per pronosticare il “meteo”, facendo coincidere nell’ordine ogni ora ad ogni mese dell’anno.

I due esperti in tradizioni romagnole non tralasceranno di raccontare dei “giorni della Merla”, rispettivamente il 29, il 30 ed il 31 gennaio, che secondo la credenza popolare, sono i tre giorni più freddi dell’anno. Una leggenda molto nota in Romagna riferisce che una merla, in origine di bianco piumaggio, per ripararsi dal freddo, dalle intemperie e dalla cattiveria di gennaio si rifugiò in un camino, uscendone, dopo tre giorni, completamente nera.

Nel prosieguo dell’incontro, che sarà allietato dagli intermezzi canori/musicali del Duo Tocosinti Folk (Ana al violino e Ando alla fisarmonica), verranno ricordate le tradizioni popolari riferite al giorno della Candelora, il 2 febbraio e del giorno successivo, festa di San Biagio.

La festa della Candelora (Zariôla) è così denominata perché in questo giorno nelle chiese si benedicevano e si distribuivano le candele. Un proverbio caratterizza altresì questa giornata: “S’l’arlus e’ sol par la Zariôla, quaranta dé d’inveran us arnôva” (Se brilla il sole per la Candelora, quaranta giorni d’inverno si rinnovano). Per la Festa di San Biagio, patrono contro il mal di gola, era tradizione condurre i bambini in chiesa per far “segnare” la loro gola.
Prenderà poi la parola Gabriele Zelli che interverrà sul sentito culto, nel Forlivese e non solo, della Madonna del Fuoco, patrona di Forlì. Nella Cattedrale cittadina la Vergine è raffigurata in una bellissima immagine del XV secolo: una delle più antiche xilografie europee. Raffigura Maria Vergine con il Bambino attorniata da numerosi santi. Il foglio si salvò da un terribile incendio divampato il 4 febbraio 1428 nella scuola di maestro Lombardino da Rio Petroso, nell’attuale via Leone Cobelli del capoluogo.

Radames Garoia e Nivalda Raffoni concluderanno il pomeriggio mettendo al centro del loro racconto la ricorrenza di San Valentino ponendosi l’interrogativo se è veramente la festa degli innamorati o trovata consumistica? Da una parte ci sono gli amanti che adorano festeggiare questa giornata organizzando cene romantiche a lume di candela. Dall’altra ci sono i cinici e i disincantati, coloro che rifuggono la giornata di San Valentino perchè la ritengono una pura festa commerciale, inventata per far ‘ingrossare’ le tasche di ristoratori, fiorai e gioiellieri.

Nell’occasione Radames Garoia e Nivalda Raffoni festeggeranno il 1.000° incontro che si concluderà con un momento conviviale offerto dai volontari dell’Associazione Culturale e Ricreativa “Amici della Pieve ODV”, sodalizio organizzatore dell’appuntamento. Ingresso ad offerta libera, il cui incasso sarà interamente devoluto in beneficenza.

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