Ha rivisto la luce dopo decenni la cisterna del 1544 posta sulla sommità del borgo antico di Castrocaro, progettata dall’architetto Giovan Battista Belluzzi e rimasta sigillata dal dopoguerra. Un piccolo gioiello di ingegneria idraulica ritenuto strategico per irrigare gli orti e servire i nobili, ma anche per garantire la sopravvivenza dei castrocaresi che, in caso di assedio, si sarebbero rifugiati proprio entro la terza cerchia di mura. Funzionale alla fortificazione cinquecentesca di Porta di San Giovanni alla Murata, detta anche Porta della Cisterna e attualmente oggetto di un significativo restauro, l’opera venne realizzata sotto il governo toscano del Duca Cosimo I dei Medici.
Tra i primi a ispezionare il tesoro riscoperto, il sindaco Francesco Billi: “La cisterna è perfettamente conservata e appare come nell’epoca antica. Restituirla alla comunità nell’anniversario della morte di Cosimo I dei Medici rappresenta non solo un arricchimento per il centro storico, ma anche una grande emozione. Infatti, al di là del notevole valore culturale, essa appartiene alla memoria locale essendo rimasta in uso fino ai primi del novecento, quando ancora i pompieri comunali si esercitavano con i mezzi antincendio trainati dai cavalli”.
“Gestire i cantieri nei centri storici non è sempre facile, né per chi lavora, né per i residenti – aggiunge il sindaco – ma il nostro Comune custodisce un patrimonio straordinario che merita di essere tutelato e valorizzato: colgo questa occasione per ringraziare tutti per la collaborazione“. La cisterna del Belluzzi, ideatore anche dell’acquedotto della Fortezza, è composta da una camera quadrata di quattro metri per quattro, profonda in origine circa 8 metri, dove veniva raccolta l’acqua filtrata attraverso sabbia o ghiaia e convogliata mediante una rete di condutture ricavate direttamente nello spungone. Sugli intonaci che impermeabilizzavano le pareti sono ancora visibili le tracce dei livelli di riempimento, mentre l’architettura interna si presenta estremamente elegante. La struttura infatti si sviluppa con volte a crociera che incorniciano il camino del pozzo che saliva affiorando all’esterno. Questa probabilmente rimase l’unica apertura fino alla fine del settecento quando squadre operaie giunte nel borgo per rimediare ai danni di un terremoto ricavarono l’apertura sulla pubblica via per accedere all’acqua in maniera più agevole.