Come è cambiato il panorama commerciale dei centri storici in questi anni? A dirlo, numero alla mano, è l’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane. Si tratta di un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio che ha puntato i fari proprio sui cambiamenti del commercio e delle imprese nelle città italiane negli ultimi dieci anni, con particolare riguardo ai centri storici. “A Forlì – anticipa il direttore dell’associazione di categoria Alberto Zattini – abbiamo perso nel giro di dodici anni quasi 260 imprese del commercio al dettaglio. Ciò significa più di 1500 posti di lavoro“.
I numeri del commercio al dettaglio dicono che nel 2012 le imprese erano 1.217 (763 in centro storico, 454 all’esterno), passate alle 1.033 del 2019 (658 CS e 375 NCS) per arrivare all’ultimo dato disponibile (aggiornato a giugno 2023), 963 (622 in centro e 341 all’esterno). “Dati che certificano come, confrontando il 2012 e il 2023, la perdita sia stata di 257 imprese. Allo stesso tempo il calo ha riguardato chi ha avuto il coraggio di investire in centro storico a Forlì. Utilizzo il termine ‘coraggio’ perché sappiamo quanto siano state carenti le politiche delle amministrazioni locali su questo versante. Forse, davanti a questo quadro i politici di tutti gli schieramenti potranno capire cosa ha significato (e cosa significherà) autorizzare la costruzione di aree commerciali medio-grandi, che si chiamino Formì o come volete voi“.
“Prosegue, lo dicono i numeri, la desertificazione commerciale della nostra città, un fenomeno che riguarda soprattutto il nostro centro storico dove la riduzione dei livelli di servizio (il trasferimento del terminal degli autobus alla stazione e lo spostamento del comando della Polizia Locale in zona fiera) è acuito anche dalla perdita di attrattività del commercio ambulante. Commercio che rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività della nostra città (a tal riguardo poco ci convince il progetto di recupero dell’ex Monastero della Ripa, destinandolo principalmente ad “archivio comunale”.
“La politica si deve concretamente impegnare, sostenendo la imprescindibile presenza del negozio di vicinato e delle attività di servizio nel nostro centro urbano ed impegnandosi per una adeguata politica di facilitazione all’accesso al credito a favore delle piccole e piccolissime imprese forlivesi”. L’analisi dell’osservatorio di Confcommercio arriva peraltro in una fase in cui l’economia italiana ed emiliano-romagnola è sostanzialmente in buona salute con un’inflazione, per ora, sotto controllo e con una discreta tenuta dei consumi grazie soprattutto all’andamento positivo dell’occupazione.
Come vanno le cose per alberghi, bar e ristoranti? Lasciamo parlare i numeri: nel 2012 erano 502 (303 in centro, 199 fuori), sostanzialmente stabili nel 2019 (510 totali: 334 + 176) fino ai 491 del giugno dello scorso anno (di questi 341 in centro, 150 fuori). “Dal 2012 a metà 2023 la perdita in termini numerici è stata di ‘appena’ 11 esercizi di questa natura. Questo conferma quanto Ascom sta dicendo da anni, e cioè che il settore della somministrazione è quello che sta resistendo molto alla crisi economica“.
Il ragionamento del direttore Zattini si allarga: “Alla politica – dai candidati sindaco fino ai consiglieri comunali – chiediamo un’analisi di questi dati. Partite da qui e poi prendete le decisioni. La nostra rete commerciale è fatta da piccole e piccolissime imprese che vanno salvaguardate. Le evidenti lacune di alcune Istituzioni, cito per tutti la Camera di Commercio, auspico possano essere coperte dalla politica con azioni concrete e interrompendo l’approvazione di delibere che, un colpo per volta, hanno demolito il nostro centro storico. Mi riferisco, logicamente, alla validazione delle 97 medio grandi strutture di vendita iniziata nel 2017 con la giunta Drei e proseguita fino ai nostri giorni“.
Un passaggio finale Zattini lo dedica alla sicurezza: “Questo è un altro elemento che chi investe tiene in considerazione. Abbiamo letto in questi giorni di residenti e commercianti preoccupati per il degrado del centro storico. Sono ormai anni che sosteniamo l’esistenza di un problema sicurezza che deve essere affrontato con determinazione e coraggio. Chiediamo pertanto alla politica, anche in questo caso, di fare la propria parte. I nostri associati sono le prime sentinelle sul territorio, ma l’aspetto repressivo spetta alle forze dell’ordine, che non possono continuare a fare “miracoli”, vista la loro carenza di mezzi e uomini. Chiediamo l’istituzione di alcuni presidi nelle zone più a rischio della Città, quelle più a rischio sicurezza, come pure chiediamo più investimenti nella videosorveglianza: ci piacerebbe sapere dal Comune quante telecamere sono in funzione – e sottolineo in funzione – in città, e quali aree sono ancora scoperte“.