I dati pubblicati da Arpae inerenti alla qualità delle acque di balneazione romagnole sono confortanti anche se, a ben vedere, in parte cozzano con la cruda realtà dei fatti. Ma veniamo ai numeri: su 98 sono 87 gli specchi d’acqua balneabili che hanno ottenuto una classificazione di qualità “Eccellente”. Uno scalino sotto e cioè classificate di qualità “Buona” 9 acque: Foce Uso Nord, Foce Uso Sud, Bellaria Pedrera Grande Nord, Torre Pedrera Brancona, Torre Pedrera la Turchia, Rimini Foce Marecchia Nord, Rimini Foce Marecchia Sud, Cattolica Torrente Ventena Nord, Cattolica Punto 11 Viale Venezia. Solo 2 quelle classificate “Sufficiente”: Goro Spiaggia punto A e Cattolica Torrente Ventena Sud. Situazione quest’ultima da non sottovalutare perché la classificazione “Sufficiente” in realtà non è da considerarsi tale perché significa che in quegli specchi d’acqua la presenza di inquinanti fognari è rilevante.
Nessuno specchio balneabile romagnolo è di qualità “Scarsa” solo perché non viene tenuto conto del fattore misure preventive. Ma questo scempio lo vedremo dopo. La classificazione fatta da Arpae sulla base della legge, tiene conto dei controlli microbiologici degli ultimi quattro anni (dal 2020 al 2023) con prelievi effettuati durante la stagione balneare (quindi da maggio a settembre) ogni quattro settimane su tutta la costa. Ai fini della classificazione della qualità delle acque di balneazione, sono due gli indicatori di contaminazione di rilevanza sanitaria, Escherichia coli ed Enterococchi intestinali.
Veniamo ora alla cruda realtà dei fatti: nella classificazione non viene però tenuto conto delle chiusure della balneazione automatiche per 18 ore causate dall’apertura degli scolmatori fognari che vengono attuate da 4 Comuni attraverso misure preventive. In questo modo la merda finisce in uno specchio d’acqua “Eccellente” svariate volte. Sversamenti di liquami in mare che fanno scattare in maniera preventiva l’interdizione della balneazione negli specchi ai lati delle foci di fiumi, canali, torrenti, ma che non contano nulla ai fini della valutazione della qualità dell’acqua. Giusto per riportare analiticamente quanto in realtà sia rilevante questo problema, basta pensare che l’estate scorsa sono state in totale 16 le acque interessate dagli sversamenti fognari: a Rimini 10, a Cattolica 3 cosi come pure a Riccione. A fine stagione le chiusure della balneazione che hanno riguardato questi specchi d’acqua sono state in totale 49: per la precisione 32 a Rimini, 7 a Cattolica e 10 a Riccione. Per la maggior parte di queste acque la qualità è stata quest’anno classificata da Arpae “Eccellente”.
L’anno scorso poi c’è stata l’alluvione e questo fatto certo non è trascurabile. Ovvio non sia da tenere conto ai fini della classificazione della qualità delle acque di balneazione vista la sua eccezionalità, ma questa ragionevole decisione non può comunque cancellare il fatto che comunque l’apporto incredibile degli inquinanti in mare è avvenuto ed ha influito negativamente sulle acque marine. La teoria che con le burrasche scompare tutto è una teoria demenziale oltre che antiscientifica, anche se tale idiozia è stata affermata più volte da qualche biologo marino sui quotidiani e chi potrebbe contraddirlo non lo fa. Quindi gli specchi d’acqua balneabili interessati a maggio scorso dal deflusso dell’alluvione sono stati tutti classificati di qualità “Eccellente”. Alcuni di questi nei lidi ravennati hanno registrarono valori 120 volte oltre i limiti di legge, solo perché oltre gli strumenti non erano in grado di rilevare, quindi senza poter realmente sapere di quanto in realtà sia stato superato il limite. Questo per bocca di Cristina Mazziotti, responsabile della Struttura Oceanografica Daphne: “il metodo di analisi rende possibile per le acque marine quantificare i microrganismi ricercati nell’intervallo <10 e 24190 MPN/100ml”. Quei prelievi stagionali che hanno “frantumato” il metodo di rilevazione confermano dunque che l’impatto inquinante sul mare è stato notevole.
Giorgio Venturi