Venerdì 17 maggio, alle ore 20,45, nella Sala polivalente Don Bosco, in via Ridolfi 29 a Forlì, il Comitato Pro Forlì Storico-Artistica organizzerà un incontro per ricordare con immagini e racconti il devastante bombardamento del 19 maggio 1944. Interverranno: Mario Proli, storico e saggista, Fabio Blaco, fotoreporter, e Gabriele Zelli, cultore di storia locale. Nell’occasione Antonietta Valentini presenterà la pubblicazione “Walter Liverani. Un ragazzo forlivese (1929-1944)”. Ingresso libero. Per Informazioni: Gabriele Zelli 3493737026.
Le iniziative proseguiranno domenica 19 maggio, in occasione dell’ottantesimo anniversario del bombardamento alleato che colpì una parte consistente della città, quando verranno organizzate due camminate, condotte da Gabriele Zelli, per raccontare quanto successe e per conoscere i luoghi investiti dalle bombe. I due appuntamenti si svolgeranno uno al mattino e uno al pomeriggio, con ritrovo e partenza alle ore 9,45 e alle ore 16,00 davanti alla Stazione Ferroviaria (piazzale Martiri d’Ungheria), da dove, dopo aver illustrato gli avvenimenti che coinvolsero tutta l’area, i partecipanti saranno condotti lungo il seguente itinerario: area ex Bartoletti, area ex Cantieri Benini, area ex Mangelli (ora I Portici), via Vespucci, via Ravegnana, porta San Pietro, viale Vittorio Veneto, piazzale Montegrappa.
Le camminate, della durata di circa due ore, organizzate dal Comitato Pro Forlì Storico-Artistica, sono adatte a tutti e non presentano particolari difficoltà. In caso di pioggia saranno rinviate a data da stabilire. Nell’occasione potrà essere acquistato il libro “I giorni che sconvolsero Forlì – 8 settembre 1943 – 10 dicembre 1944” che contiene notizie dettagliate sul periodo e anche sui bombardamenti che la città ha subito. Partecipazione libera. Non occorre prenotare. Per informazioni: Gabriele Zelli 3493737026.
A proposito del bombardamento del 19 maggio 1944 Antonio Mambelli, nei suoi “Diari degli avvenimenti in Forlì e in Romagna dal 1939 al 1945”, scrive di un primo allarme dalle 8,10 alle 8,35, seguito da un’altra sirena delle fabbriche dalle 9,45 alle 12. Vennero mandati a casa gli studenti, ma la gente continuò nelle proprie occupazioni. Dopo pochi minuti dalla percezione del secondo segnale sul cielo della città apparve una formazione di 32 bombardieri: non meno di 150 bombe di medio calibro furono sganciate a grappoli sulla fascia ferroviaria compresa tra l’abitato e le zone industriali, fra l’ultimo sottopassaggio verso Forlimpopoli e la vecchia stazione, nonché su parte della Villa di Coriano, per una lunghezza di 2 chilometri e una profondità di circa 600 metri”.
“Immense nuvole di fumo – continua Mambelli – si sono levate dalle case e dalle fabbriche colpite: grida, urla, gemiti, di spaventati, di feriti, di moribondi travolti dalle macerie, fughe di scampati per miracolo verso la campagna e dentro la città”. Mentre crollano i muri e precipitano i tetti, gli incendi completano la rovina. Gli aerei investono per primo il fabbricato della Samea che occupava l’area adiacente il distretto militare (l’ex convento di Santa Maria in Nives), quindi il tratto di strada fra la barriera San Pietro e il ponte della ferrovia, proprio nell’istante in cui gli operai fuggiti dall’Orsi Mangelli, la ingorgavano con le biciclette.
Il rettore della chiesa del Suffragio don Alfredo Ghinassi, conferma nei suoi Diari “il terribile bombardamento dalla vecchia stazione alla nuova, con demolizione di molte case e degli stabilimenti della zona”. L’area più colpita col maggiore numero di morti e danni materiali, è quella ricompresa fra il “Ponte del Vapore” in via Ravegnana e l’abitato posto fra la vecchia Stazione e Viale Vittorio Veneto, che alla fine apparve un cumulo di rovine su entrambi i lati”.
Sempre Mambelli ricorda che un numero così rilevante di morti, è dovuto al fatto che in tanti avevano cercato scampo negli usci delle case e nei negozi.
“Danni gravi hanno subito la Samea, i cui proprietari, i fratelli Bondi, sono morti, la ditta Cimbro Fabbri di ferro, legnami e sementi, la fabbrica di stufe di Annibale Pasini, detto Niblì, la Orsi Mangelli Sidac, il Cantiere Benini di costruzioni in cemento, l’officina Bartoletti (autocarri), il ruotificio Montanari, il deposito di cicli Viroli e quello Servadei in via Ravegnana”. Alla fine, Mambelli parla di 140 morti accertati e circa 250 feriti”.
La maggior parte delle vittime sono ricordate nella Chiesa di Santa Maria del Fiore in una cappella fatta realizzare nel 1950 allo scultore Ugo Savorana (1890-1984), insieme ai molti residenti del quartiere che rimasero uccisi durante il Secondo conflitto mondiale. Neppure 24 ore dopo il bombardamento del 19 maggio, l’esodo verso le campagne e la collina inizierà irrefrenabile, mentre pochi giorni dopo un’altra formazione di aerei alleati sganciò bombe nuovamente sulla zona colpendo la Stazione ferroviaria, i Cantieri Benini, l’Istituto Tecnico Industriale, la Scuola elementare “Rosa Maltoni”, altri edifici del viale della Stazione e numerose case in via Crispi. Bombe furono lanciate sulla frazione di Coriano con 9 morti e la strada fra Malmissole e Pieveacquedotto. Fu in questa occasione che morì il giovane Walter Liverani insieme a tre suoi familiari: Primo Liverani, Rosina Gramellini e Ivana Liverani.