«La notizia dei 40 casi di intossicazione alimentare tra i bambini, con accesso al pronto soccorso da parte dei più gravi, è estremamente grave. Il tutto nasce da un progetto che avrebbe lo scopo educativo di incoraggiare il consumo di frutta e verdura da parte del Ministero dell’Agricoltura guidato oggi da Francesco Lollobrigida. Lo diciamo da sempre, ma il futuro del nostro cibo non può che passare dalla sostenibilità della sua produzione e dalla tutela della salute dei cittadini, alla quale è strettamente legato. Il cibo distribuito ai nostri bambini deve essere biologico e a filiera corta, e deve essere correttamente controllato per evitare episodi simili o casistiche ancora più gravi. Quale educazione alimentare vogliamo dare, se forniamo cibo probabilmente contaminato da prodotti chimici anche ai bambini, che dovrebbero essere i più tutelati in assoluto?» si domanda Alessandro Ronchi di Alleanza Verdi e Sinistra Forlì.
«Solo le analisi daranno la certezza delle cause, ma le parole del direttore del servizio di igiene dell’Ausl fanno pensare a un problema di tipo chimico e non batteriologico. Il programma, promosso dall’Unione Europea per sostenere i bambini “nella conquista di abitudini sane ed equilibrate” come recita il video promozionale, sarebbe una straordinaria occasione per diffondere le nostre coltivazioni biologiche e a km0 nelle 7000 scuole di tutto il territorio nazionale coinvolto. Invece, nella scuola pubblica è stato distribuito cibo contaminato che ha portato sintomi piuttosto seri, come riportano alcuni genitori: vomito, febbre altissima, crampi atroci, mal di testa, tremori.
Tra l’altro il programma soffre di un problema altrettanto serio, se si vuole pensare all’educazione delle nuove generazioni: questa frutta e verdura viene confezionata nella plastica monouso: frutta tagliata a spicchi e imballata nella plastica non è certo l’esempio per un futuro salubre e sostenibile» insiste Ronchi.
«Questo imballaggio è inutile, come del resto motiva il professor Antonio Ragusa, il primo scienziato al mondo ad aver trovato tracce di microplastiche nella placenta delle donne e nel latte materno: “Non esiste alcuna ragione scientifica valida per giustificare l’adozione di queste pratiche dannose. Al contrario, numerosi studi hanno dimostrato che conservare gli alimenti nella plastica può comportare il rilascio di nano e micro particelle dannose negli alimenti stessi, con conseguenze negative sulla salute umana”. Alla luce di quanto successo si ripensi seriamente al progetto, rendendo la catena di acquisti più breve e territoriale, associando questa esperienza con i coltivatori biologici locali alle visite ai mercatini bio e alle aziende che producono in maniera sostenibile. In questo modo potremo valorizzare le migliori pratiche che già esistono sul territorio e i lavoratori del settore, oltre a raggiungere correttamente l’obiettivo del programma» conclude Alessandro Ronchi di Alleanza Verdi e Sinistra Forlì.