«Ciò che conta, dice il sindaco Zattini, per un amministratore è fare le cose. Realizzare i progetti che servono (e anche confermare e completare scelte giuste che vengono dal passato, che male c’è?) e dare una risposta concreta alle sfide del prossimo decennio. Condivido questa frase della lettera di Zattini, pubblicata di recente, per confermare che davvero è importante dare risposta concreta alle sfide del prossimo decennio. Per fare questo però servono idee e progetti che guardino con lungimiranza al futuro come fu fatto appunto da diversi sindaci che hanno governato la città regalandole eccellenze come la diga, l’università, l’aeroporto, una delle migliori Fondazioni bancarie in Italia, uno degli ospedali migliori della regione, un sistema educativo per l’infanzia divenuto esempio per i paesi nordeuropei. E non erano solo sindaci o politici di sinistra. Si chiamavano certamente Satanassi, Zanniboni, Sedioli, Rusticali, Masini, Balzani e Drei… ma anche Melandri, Dolcini e Pinza, solo per citarne alcuni» è il commento di Michele Fiumi presidente Associazione Rinnova Forlì.
«Serve quindi una visione di città, se non si vuole trasformare Forlì in un grande dormitorio. Visione che questa amministrazione sembra peraltro non avere: né sulle grandi infrastrutture fisiche e tecnologiche, sull’aeroporto e sulla fiera non si conoscono progetti di rilancio né sono mai stati condivisi con la città e sull’innovazione tecnologica siamo agli ultimi posti in regione di tutte le classifiche. Sulle grandi aree dismesse a partire dall’Ex Zuccherificio di cui si sono fatte solo chiacchiere e non si vedono in campo strategie e neppure sullo sviluppo socio-sanitario del territorio, in cui l’amministrazione è stata completamente assente disertando le riunioni del Distretto. Siete perfino riusciti a far scricchiolare il nostro eccellente sistema educativo. Non si capisce inoltre che ruolo possa giocare la città sia nei confronti degli altri comuni del comprensorio sia in relazione alle altre realtà romagnole per svolgere un ruolo da protagonista. Quello che in questi 5 anni più è mancato, egregio sindaco, è proprio stata la progettazione del territorio, a partire dal piano urbanistico generale che doveva essere approvato entro il 31 dicembre 2023, per cui oggi siamo in assenza di strumenti urbanistici e in un vuoto di pianificazione, dalla cooperazione con il distretto socio sanitario forlivese, dal piano di rilancio del centro storico sia in termini abitativi e commerciali, dal progetto di gestione dell’emergenza climatica» argomenta Fiumi.
«Su questo il sindaco deve essere consapevole che le critiche che gli alluvionati gli rinfacciano sono dovute a mancanze che non dipendono né dalla Regione, né da altri che non sia il Comune. Il piano dell’emergenza e il piano della protezione civile non hanno funzionato: dalla distribuzione dei sacchi di sabbia al censimento degli alluvionati, dalla mancanza di coordinamento dell’aiuto alle famiglie sfollate, dagli interventi dei mezzi della protezione civile e degli autospurgo alla gestione dello smaltimento dei fanghi e della pulizia delle fogne. Se ad un anno dal terribile evento alluvionale ancora non è stato modificato il piano di protezione civile sbandierato da codesta amministrazione nel 2021 senza considerare a rischio idraulico interi quartieri e frazioni poi allagate da metri di acqua, è difficile pensare a questa amministrazione come capace di quella programmazione del futuro che il Sindaco Zattini vanta di avere. Ci perdoni il Sindaco, ma in questi cinque anni la percezione è che la città si è veramente addormentata sugli allori del passato e non è affatto ripartita come dice» insiste il presidente di RF.
«In tutti questi lunghi, e per tanti di noi dolorosi, dodici mesi poi, il “comandante” ha avuto la responsabilità colposa, di aver diviso la nostra comunità, di non aver saputo o voluto ascoltarla. Ci è mancata una guida per la coesione sociale, per la fraternità, per la nostra comunità, che ponesse attenzione a tutte le voci, anche quelle non compiacenti, non allineate, anche quelle polemiche o sbagliate o fuori luogo. Perché è questo fa di un “comandante” una vera guida: il rispetto per le opinioni diverse, che sta venendo meno nella nostra sempre più fragile democrazia. È mancato proprio un timoniere che con lungimiranza scrutasse l’orizzonte futuro. Non serve un Comandante senza poteri reali e senza capacità di comando, quale in realtà lei si è dimostrato, non serve un sindaco con le scarpe pulite, ma un “primus inter pares” che si rimbocchi le maniche per spalare l’acqua coi suoi cittadini e cammini con loro in mezzo fango» conclude Michele Fiumi presidente dell’Associazione Rinnova Forlì.