«Ho letto su Instagram una dichiarazione del sindaco Gian Luca Zattini in cui dichiara cosa è per lui “cultura”, scritta in difesa della cultura prodotta in questi cinque anni dalla sua giunta. Ciò che mi ha più colpito in tale elencazione, dopo le citazioni del Miglio Bianco e del Liscio romagnolo, patrimonio immateriale dell’Unesco (?), è la conclusione: “Per noi la cultura si fa nelle strade, nelle piazze e tra la gente, non nei circoli di qualche intellettuale”. Ci siamo di nuovo, dopo l’infelice definizione della storia civile e amministrativa di Forlì come: “Cinquant’anni di sfacelo”, ora il nostro sindaco se la prende con quelle decine di forlivesi (insegnanti, studiosi, professionisti), 46 il 28 maggio, oggi molti di più, che hanno osato criticare in un pubblico documento la carenza, in termini di idee, di programmi, di realizzazioni, dei cinque anni di sua competenza» sono le parole di Giovanni Tassani, storico, già assessore alla Cultura.
«Vediamo così un sindaco populista che tiene ben a distinguersi, di fronte al suo popolo, dagli “intellettuali” (dal “culturame”, si diceva in passato). Non occorre rispondergli puntualmente, ma solo con un esempio: le tante visite guidate e passeggiate civiche, proprio nelle strade, nelle piazze e sempre con tanta gente, condotte da anni da un amante della storia romagnola come Gabriele Zelli, che credo non si consideri, come me e tanti altri firmatari del documento dei 46 , oggi molti di più, un intellettuale» conclude Giovanni Tassani.