«Annunciamo ufficialmente che Il PCI sarà fra i simboli che i forlivesi potranno rivotare dopo che elessero quel bravo compagno di Sauro Sedioli nel 1990 col 40% dei voti. Nell’attuale campagna elettorale vengono fintamente contrapposti, cercando di ignorare offensivamente noi comunisti, due candidati che discutono come problema essenziale la vita del centro storico, si presentano di fronte alle aziende in crisi dopo che queste crisi sono anni che sono annunciate e vissute dai lavoratori. Non muovono un dito, a parte propagandistiche dichiarazioni elettorali, contro le morti sul lavoro, contro le gravi anticostituzionali autonomie differenziate che si profilano all’orizzonte (Bonaccini/Rinaldini e Zattini sull’argomento la pensano allo stesso modo), contro salari miseri ed indecenti dei lavoratori» si legge in una nota del Partito Comunista FC che a Forlì presenta il candidato sindaco Vito Botticella (nella foto).
«I loro rimpalli sono sul parco urbano (Piano regolatore con sindaco Satanassi nel 1972), voluto e creato dai comunisti, sulla Diga di Ridracoli, voluta e creata dai comunisti, sulla qualità del sistema sanitario forlivese e altre eredità, quelle che sono rimaste e che ancora non hanno devastato del tutto, volute dai comunisti. Sono supportati nella loro comune opera di tendenzioso isolamento nei nostri confronti da imbratta-carte improvvisati e privi di sapere che vorrebbero paragonare il nostro candidato sindaco, compagno Vito Botticella, a fanatici creatori di religioni mai sorte oppure di traditori dell’ideale antifascista. Poco fa un piccolo commerciante mi faceva notare che mentre compilava assegni alle sue dipendenti evidenziava il livello spropositato di trattenute che avevano in busta paga. Salari misere e tassazioni indegne» insistono i comunisti di Forlì.
«Anche su questo sottolineiamo che quando sindaco era Sedioli, le buste paga dei lavoratori erano ancora aggiornate al costo della vita ed il cuneo fiscale, era più del doppio di quello attuale. E’ colpa di chi vorrebbe eliminarci per sempre, in piena simbiosi ed alleanza, da Fini alla Meloni, da Berlusconi a Renzi, da Monti a Conte, fino a Zattini e Rinaldini, se oggi i lavoratori hanno un potere d’acquisto ridotto del 70% rispetto a quello in cui sindaco era Sedioli. Si facciano quindi la loro campagna elettorale sui lumini di Natale, le piste del ghiaccio, i bottegai del centro falsamente difesi contro gli speculatori dei centri commerciali. Lascino perdere gli argomenti seri e le strutture di reale valenza che lasciarono alla città i comunisti. Noi l’antifascismo lo abbiamo messo al primo punto del nostro programma elettorale. Non vale dalla sua pubblicazione in poi. Per noi vale dal quando siamo nati, nel 1921 sotto la guida, eternamente moderna, di Antonio Gramsci» conclude la nota del PCI FC.